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Morto Colin enologo n.1 in Francia, cordoglio Assoenologi

Morto Colin enologo n.1 in Francia, cordoglio Assoenologi

Cotarella,ha creato mito in Bordeaux e portato Rotschild in Cina

28 febbraio 2017, 12:42

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il cordoglio degli enologi italiani per la morte di Gerard Colin, scomparso nei giorni scorsi a 58 anni, è espresso dal presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella.

Con la morte del wine-maker francese che ha firmato le griffe del vino della dinastia dei banchieri Rotschild, a partire dal celebre Château Lafite-Rotschild, "perdiamo l'uomo che ha creato il sancta sanctorum del Bordeaux, ma anche colui che ha portato Rotschild in Cina con uno Chateau a base di vitigni francesi. Una scelta - secondo Cotarella - rivoluzionaria, visionaria, anticonformista. Tuttavia, in molto non lo apprezzarono per questo, si gridò allo scandalo per le uve dissacrate. Ma oggi quelle bottiglie di Lafite-Rotschild hanno fatto il boom in Cina, consolidando in un nuovo mercato come quello oltre la Grande Muraglia l'idea che il vino imperdibile sia francese. Colin è stato dunque un pioniere - ha sottolineato Cotarella - e dispiace la scomparsa così giovane: avrebbe potuto regalarci altre emozioni".

Tuttavia, per quanto riguarda l'attività di portare la produzione del vino in Cina l'esperienza dell'Italia e della Francia sono molto diverse, oggi e in prospettiva. Come Assoenologi, ha precisato il presidente, "abbiamo diverse collaborazioni e ospitiamo aspiranti enotecnici negli stage. Ma soprattutto esportiamo la nostra cultura enologica in un grande Paese che si sta avvicinando con passi da gigante al consumo di vino e in misura minora alla produzione

L'Italia in Cina - ha detto Cotarella - ha un problema e una fortuna: deve recuperare il gap della Francia che è percepita dai cinesi come leader ma, contrariamente a quanto rischiano i vignerons d'oltralpe, i nostri vitigni non si adattano a territori diversi. Chi ha piantato Nebbiolo o Sangiovese in Cina ha ottenuto solo scimmiottature, perché da noi è molto più forte il legame tra vitigni e territorio. Noi possiamo piantare vitigni francesi, e chi lo ha fatto ad esempio a Bolgheri ha avuto uno straordinario successo, ma per fortuna le nostre uve non sono 'migranti'. Per questo - ha concluso Cotarella - guardo con fiducia al mercato cinese perché i consumatori la prima volta il vino lo bevono, poi lo apprezzano, e dopo ne scoprono le diverse espressioni e amano la ricchezza di biodiversità. Proprio come è successo negli Usa, prima bevevano solo Lambrusco, oggi conoscono regioni produttive e territori Doc come e meglio di noi"

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