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Donne del Vino, rosato ideale per pizza e basta col nome rosé

60 produttrici in mostra al 'Sorrento rosé' con Lidia Bastianich madrina

Redazione ANSA ROMA

- ROMA - Le Donne del Vino hanno lanciato da Sorrento una doppia scommessa sul vino rosato: farlo prendere più sul serio e farlo diventare un must per la pizza, scalzando quella birra che nell'immaginario italico è la sposa perfetta della margherita e sorelle. In occasione del primo festival Sorrento Rosè svoltosi nel capoluogo della penisola sorrentina, sessanta produttrici, esperti e giornalisti si sono dati appuntamento per discutere sul matrimonio tra pizza e rosato, con la presidente delle Donne del Vino, Donatella Cinelli Colombini, che ha osservato innanzitutto come il vino italiano rosato vada giustamente chiamato rosato e non rosè, rompendo l'egemonia della denominazione francese che mal si adatta alla voglia di protagonismo e alla grande qualità delle tante produzioni rosate italiane che si sono potute degustare a Sorrento nella location di Villa Fiorentino, dove il sindaco Giuseppe Cuomo ha tagliato il nastro, e sulla splendida terrazza del Grand Hotel Europa Palace. D'accordo sul dare il giusto nome alla produzione italiana anche la madrina della manifestazione, la chef italoamericana Lidia Bastianich, che ha dichiarato: "da oggi nei miei ristoranti si chiamerà rosato", invitando le produttrici "a fare la valigia e recarsi negli Usa dove ci sono molte opportunità". Solo negli Usa, nel 2016, le vendite di vino rosato sono salite del 6,8% con un fatturato di oltre 816 milioni di dollari. "Gli americani - ha sottolineato Bastianich - hanno voglia di imparare la cultura del buon cibo e del buon bere". Un compito in cui la stessa Bastianich è impegnata - ha sottolineato nella tavola rotonda moderata dal giornalista e blogger Luciano Pignataro - "cercando di insegnare in partnership con Eataly a New York la pizza buona e verace".
La presidente dell'associazione italiana sommelier-Ais Campania, Nicoletta Gargiulo, ha sottolineato come sempre più i sommelier vengono chiamati a dare consulto in pizzeria, segnale di una qualità della proposta da parte delle pizzerie che cerca di elevarsi sempre più. A conferma, le parole di Antonino Esposito, lo chef pizzaiolo che ha curato l'area food del festival 'Sorrento rosè': "Sto per aprire vicino a Sorrento un locale con posti per 30 persone dove si mangerà la pizza in abbinamento solo al vino. Sono del parere che siano meglio due dita di vino sorseggiate come si deve che quattro di birra bevuta velocemente". "Sorrento Rosé è un punto di partenza - ha detto Sabrina Soloperto, coordinatore del festival - ora dobbiamo creare alleanze con ristoratori, pizzaioli e sommelier: spiegare loro che il rosato punta all'eccellenza qualitativa, si può bere anche d'inverno e accompagna magnificamente un gran numero di piatti". Il Festival è stato anche l'occasione per presentare il libro "La Buona Pizza" di Tania Mauri e Luciana Squadrilli.

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