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Slow Fish: Greco, felpe pile e creme scrub nemici dei pesci

Esperto, solo nostre scelte quotidiane possono salvare il mare

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GENOVA - I capi in pile lavati in lavatrice, le creme per lo scrub della pelle e i dentifrici sono sul banco degli imputati a Slow Fish (18/21 maggio a Genova) perchè contengono microplastiche che finiscono negli scarichi e in mare, si depositano su alghe e molluschi e vengono mangiate dai pesci. Secondo uno studio dell'Università di Siena, i mari italiani contano 250.000 frammenti di microplastiche per chilometro quadrato, prodotte anche dall'erosione della plastica di maggiori dimensioni (bottiglie, sacchetti, ecc.) e mettono a rischio l'ecosistema più complicato e sensibile. Lo denuncia Silvio Greco, tra i massimi esperti internazionali di ecosistemi marini, direttore scientifico di Slow Fish e, da due anni, consigliere scientifico del sottosegretario all'Ambiente Silvia Velo per l'attuazione della direttiva europea 'strategia marina'.
"Il problema delle microplastiche sta creando scalpore - spiega all'ANSA Silvio Greco - perchè per motivi legati alle correnti marine è stata rilevata una forte concentrazione nel Santuario dei Cetacei e in particolare nel Mar Ligure. Il problema non è il mare, non sono i pescatori, ma la nostra stupidità". "E' importante capire, e di questo parleremo a Slow Fish, che siamo noi l'origine del problema che minaccia i nostri mari e di conseguenza il clima - spiega Greco -. Le nostre scelte quotidiane incidono sul ciclo dei rifiuti. Ci sono due tipi di microplastiche, quelle prodotte dalla erosione delle plastiche più grandi e quelle prodotte da capi di pile messi in lavatrice, da dentifrici e creme per lo scrub. Le microplastiche sono più pericolose per le loro dimensioni minime perchè finiscono più facilmente nella catena alimentare".
Per combattere una battaglia che ancora si può vincere, bisogna, dice Greco, "iniziare da un piano nazionale di riduzione degli imballaggi. E' solo questione di volontà politica ma purtroppo nelle parole dei politici mancano quelle che riguardano i rischi per gli ecosistemi. Inoltre, il mercato non va in questa direzione: invece di tornare a quando il tonno veniva venduto sott'olio impacchettato nella carta oggi in un supermercato ho visto una arancia già sbucciata e infilata in una confezione di plastica. Una arancia".
"Il problema delle microplastiche è vecchio ma oggi c'è la consapevolezza della sua esistenza e si può risolvere. Vorremmo riuscire a incidere con la 'strategia marina' della Ue che in Italia è sotto la responsabilità del ministero dell'Ambiente, e del sottosegretario Velo, che ha la delega al mare" spiega ancora l'esperto.
"Ciascuno si prenda la propria responsabilità verso l' ecosistema marino, che è il più sensibile e complicato: mentre in terra i segnali di pericolo di una sostanza inquinante sono subito visibili, in mare no, non si vedono subito. Quindi, oltre a ridurre gli imballaggi bisogna scegliere il pesce giusto da mangiare e a Slow Fish parleremo anche di questo - dice ancora Silvio Greco -. Dobbiamo ridurre il consumo dei pesci 'bistecca' come tonno, salmone e spada, che sono a rischio estinzione e sono i più inquinati, e scegliere i più nutrienti e gustosi come la palamita e l'occhiata, più puliti perchè con un ciclo di vita più breve. Infine consiglio di mangiare tanti molluschi, magari allevati. Vongole e cozze e altri molluschi sono, tra i prodotti d'allevamento, i più compatibili perchè non incidono sulla catena alimentare come i pesci. Per un chilo di pesce allevato infatti si consumano 5 chili di pesce selvatico e questo purtroppo non è sostenibile".

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