Con circa 1 milione di tonnellate l'anno su una superficie di 46 mila ettari, l'Italia è il principale produttore europeo di uva da tavola, ma oggi l'offerta è incentrata su varietà storiche, con quote ancora limitate di uve senza semi, meno del 35% della produzione tricolore, oggi le più gettonate dai mercati. Da qui la necessità di puntare sull'innovazione varietale adatta all'ambiente mediterraneo e ai cambiamenti climatici, con programmi di ricerca pubblico-privata, piani di rinnovamento anche in chiave di sostenibilità e digitalizzazione.
Ad indebolire la filiera, fa notare Cia, è anche la scarsa aggregazione in Op (Organizzazioni di Produttori), il cui valore di produzione commercializzata non supera il 30% di quello totale.
Terzo pilastro della strategia di rilancio di Cia sono i rapporti con i Paesi terzi, a partire dalla revisione di accordi bilaterali, che devono essere rilanciati per preservare la competitività dei produttori comunitari. Questo, segnala Cia, con particolare riferimento all'accordo Ue-Egitto, dove occorre introdurre limiti quantitativi per l'import a condizione agevolate. Non ultimo, la necessità di un rafforzamento dell'export, con l'apertura verso nuove destinazioni, in primis la Cina e tutto il mercato asiatico.
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