In particolare, lamenta Anicav, i continui "stop and go" degli impianti e l'allungamento della campagna stanno causando aumenti dei costi energetici e le minori rese industriali, legate all'esigenza di utilizzare maggiori quantità di materia prima per riuscire a garantire gli elevati standard qualitativi, stanno avendo un impatto rilevante sui costi di produzione.
Le aziende, inoltre, in particolare nel bacino Centro Sud, per venire incontro alle difficoltà del mondo agricolo causate dalle minori rese, stanno, di fatto, riconoscendo agli agricoltori un prezzo della materia prima maggiore rispetto a quello contrattato: maggiori costi che le industrie difficilmente riusciranno a recuperare. "Al momento è difficile fare previsioni sul prosieguo della campagna che, nella prima settimana di settembre, registra un avanzamento di circa il 60% dei quantitativi contrattati. - precisa Antonio Ferraioli Presidente dell'Anicav - Tuttavia considerato l'incremento, anche se minimo, degli ettari messi a coltura, sulla base delle superfici ancora da raccogliere e delle rese agricole di periodo, è ragionevole ipotizzare una produzione finale nazionale non inferiore a quella dello scorso anno, pur con le incognite climatiche legate al mese di settembre".
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