ROMA - L'Italia "mangia" sempre più grano duro comunitario. Nel giorno della conta dei voti per il rinnovo delle cariche al Parlamento Europeo, anche sul grano sembra campeggiare in Italia la bandiera Ue. L'attuale campagna commerciale del grano duro segna, rispetto all'anno precedente, una riduzione del 12,7% delle importazioni di frumento duro dai paesi al di fuori dell'Unione europea, compensata da un +3,8% degli arrivi, tra luglio 2018 e febbraio 2019, provenienti dai partner comunitari. E' l'analisi svolta dalla Borsa merci telematica italiana (Bmti) e dalla Borsa Merci di Roma sui dati forniti dalla Commissione europea, illustrata a Romacereali, 12/mo incontro internazionale della filiera cerealicola aperto da Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma e di Unioncamere Lazio e dal presidente di Agro Camera David Granieri.
"L'agroalimentare italiano - ha osservato il sottosegretario alle Politiche agricole, Alessandra Pesce, intervenuta a Romacereali - si basa sulla differenziazione dei prodotti e dei territori. Questa differenziazione è uno degli elementi fondamentali su cui puntare nei prossimi anni. La pasta è una delle icone più importanti dell'italianità, la cui difesa sui mercati nazionali e internazionali passa dal rafforzamento delle relazioni contrattuali di filiera. Tale rafforzamento può consentire - ha sottolineato Pesce - il miglioramento qualitativo dei prodotti, lo sviluppo di innovazione e certezze sugli sbocchi di mercato per i produttori agricoli.
La sostenibilità e l'etichettatura devono essere al centro della discussione, così come la promozione e valorizzazione del Made in Italy. L'equa distribuzione del valore e la trasparenza nella formazione dei prezzi sono elementi imprescindibili per la filiera cerealicola. Abbiamo infine la necessità di intervenire - ha detto il sottosegretario Mipaaft - sull'ammodernamento dei centri di stoccaggio".