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Chef Barbieri, ormai servono due lauree per andare a ristorante

Bistrot funziona perché più facile, aiuti a gestori alberghetti

Redazione ANSA ROMA

ROMA - "Dobbiamo liberarci dal nozionismo gastrofighetto in cucina. Ormai sembra che se non sei laureato in enologia e non sai cosa è un rombo chiodato, non puoi andare al ristorante. Per questo mi sto concentrando nel mondo dei bistrot, perché è più semplice. Attenzione va data anche all'hotellerie sotto le quattro stelle, gli alberghetti. Anche con aiuti fiscali e formativi alle strutture a conduzione familiare, che da sole non possono crescere". A dirlo è Bruno Barbieri, chef pluristellato e giudice di Masterchef, a margine della presentazione a Roma di piatti firmati per il menu Daruma Seasons.

Per fare lo chef, ha detto Barbieri, "da ogni parte del mondo bisognerebbe studiare in Italia. Conoscere la storia e la geografia, i prodotti, gli artigiani, i pescatori. Ma poi è indispensabile viaggiare, non chiudersi nella propria cucina e basta. Personalmente - ha aggiunto -, a 50 anni ho scoperto che posso fare anche qualcosa d'altro, la moda ad esempio. Ma anche andare allo stadio e persino mangiare talvolta carne in scatola e andare al fast food. Mi piace fare quello che fanno le persone normali, perché è importante, in ogni mestiere, confrontarsi e incontrare la gente per capire il modo di pensare".

"Fin da bambino ho cucinato e viaggiato - prosegue Barbieri -, vivendo in Spagna da mio padre, e persino nella foresta amazzonica per due anni. Non mi è mai capitato nulla di male, neanche a Medellin in Colombia, perché ho sempre rispetto per gli altri".

"Anche nell'esperienza televisiva di Masterchef, la parola chiave è giudice - conclude lo chef -. Con i giovani, e ci sono tanti talenti in Italia, ci deve essere sempre il metro della persona autorevole, super partes, per fare un passo avanti nella formazione. Noi italiani, creativi e artisti, spesso dimentichiamo che le regole esistono. I ruoli in cucina e la figura del giudice insegnano il rispetto delle regole, per dar spazio alla creatività in cucina, che però deve essere compresa da tutti, semplificata". (ANSA).

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