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Lo spirito del gin, di Davide Terziotti e Vittorio D'Alberto

Storia, aneddoti, tendenze e cocktail

Redazione ANSA ROMA
(ANSA) - ROMA, 27 GIU - Il gin è un bere di tendenza oggi, ma che ha radici antiche ed è indissolubilmente legato, durante tutte le sue trasformazioni, alla pianta da cui prende il nome, il ginepro, citato in molte preparazioni mediche fin dall'antichità.

La storia di questo distillato e le nuove tendenze, con una ricca aneddotica e altrettanto ricco corredo fotografico, è offerto dal libro "Lo spirito del gin" di due blogger: Davide Terziotti, esperto degustatore, curatore del blog "Angel's Share - Le radici, le persone e lo spirito dei distillati", e Vittorio D'Alberto, il fondatore di "Gin Italy", un blog nato nel 2013, interamente dedicato al gin e attivo su Facebook, Instagram e Twitter.

Una esplorazione in un mondo in continua evoluzione, con produzioni oggi anche made in Italy, che si caratterizzano per le botaniche, tutte quelle sostanze utilizzate per aromatizzare il gin, come per esempio gli agrumi, le spezie e le erbe, dall'angelica al coriandolo.

"Dopo la sua nascita per scopi medici - ricordano gli autori e la sua successiva evoluzione nei cocktail, solo recentemente si è giunti a dei gin 'pensati' per essere bevuti 'lisci'". Da qui, la presentazione di una trentina di etichette in schede degustative.

Le origini del superalcolico, a sorpresa, non sono attorno alla Manica, ma nella remota Persia. Il gin, precisano Terziotti e D'Alberto, è uno "spirito", etimologia proveniente dal corpus alchemico di Jabir ibn Hayyan, latinizzato in Geber, legata a concetti alchemici e religiosi. La storia del gin inizia da qui, dalla Persia, alla fine dell'VIII secolo, un periodo di scoperte e di vicende travagliate, nel quale nasce la distillazione frazionata, descritta per la prima volta da Jabir ibn Hayyan. Il passaggio chiave è stato la trasformazione di questa arte, l'alchimia, considerata esoterica, in un libro di successo che ha viaggiato in tutto il mondo'.

Con l'emergenza malaria, in tempi moderni, avviene il fondamentale e duraturo abbraccio tra il gin e l'albero della china. Nasce l'abitudine di mischiare la china, in forma di "acqua tonica", con il gin, e si afferma il Gin & Tonic, una dorsale della storia del gin.

Intorno alla metà dell'Ottocento (tra il 1842 e 1847), in India vengono importate circa 700 tonnellate l'anno di bacche dell'albero della china. Questa medicina, molto costosa per il trasporto dei suoi ingredienti, trova il suo habitat naturale nei circoli degli ufficiali dell'impero britannico e continua così il suo viaggio.

Nel 1858 viene brevettata la prima acqua tonica industriale, prodotta da Erasmus Bond, una bevanda carbonata a base di chinino. Il gin incontra nell'alambicco e nel bicchiere aromi e spezie da tutto il mondo e diventa quasi il simbolo dello spirito coloniale e cosmopolita. Negli stessi anni anche la tecnica di distillazione evolve verso il gin moderno.

Puntuale e appassionata la narrazione degli autori sull'attuale processo produttivo, con tanto di "dritte" per una selezione su scala globale degna dei migliori collezionisti e sulla degustazione dei gin tradizionali e di quelli più innovativi. Il volume si conclude con diverse ricette di cocktail, ben illustrate da invitanti fotografie. (ANSA).

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