- BRUXELLES - Sono ricevibili, per la Corte di giustizia europea, le prove trasmesse dalla Guardia di finanza all'antitrust Ue per dimostrare la creazione di un cartello di fissazione dei prezzi sulle banane fresche in Italia, Grecia e Portogallo tra l'agosto 2004 e il gennaio 2005. Così la Corte ha respinto, oggi a Lussemburgo, il ricorso promosso dall'importatore di banane, gruppo Pacific Fruit (con sede a Roma), contro la sentenza pronunciata nel 2015 dal Tribunale di giustizia dell'Ue che aveva condannato il gruppo a pagare, per il cartello sulle banane, una multa di 6,68 milioni di euro, rispetto agli 8,9 inflitti inizialmente dall'Esecutivo Ue.
La novità della sentenza risiede nel fatto che era stata impugnata proprio "a motivo dell'impiego di prove ottenute senza aver in alcun modo rispettato la procedura prevista per la loro raccolta". Insomma, i giudici europei confermano che la Commissione Ue può contare e utilizzare, nell'ambito di un'indagine sui cartelli, documenti di prova che gli sono stati trasmessi legalmente da autorità nazionali diverse da quelle della concorrenza. L'antitrust europeo accoglie con favore la sentenza dei giudici europei.