Nel ''Carbonara Day'', promosso dai pastai di Aidepi (Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) e Ipo (International Pasta Organisation), una versione 'eretica' e a base gin arriva da Marco Sacco, chef due stelle Michelin e membro degli Ambasciatori del Gusto.
Si tratta della 'carbonara au koque' che, a detta del patron del Piccolo Lago a Mergozzo (Verbania) nonché fondatore del movimento 'Gente di lago' a tutela delle culture di acqua dolce, ha fatto storcere il naso a molti fondamentalisti della ricetta tradizionale, e al contempo ha trovato consensi come piatto gourmet da Hong Kong a Pechino e come cibo di strada al Salone del Gusto del 2016. Lo chef l'ha inventata qualche anno fa un po' per gioco, ma soprattutto per divertimento, e negli anni il piatto si è affermato come uno dei classici della cucina contemporanea.
Tajarin trafilati a mano, ovvero tagliolini, al posto dei bucatini, un piemontesissimo prosciutto della Val Vigezzo invece del guanciale, e la speciale salsa a base di tuorlo d'uovo, grana e gin versata al tavolo da chi si appresta a farne il primo boccone. La si potrebbe definire inoltre una carbonara local, essendo ogni ingrediente accuratamente selezionato nel territorio ossolano: il gin è quello autentico del Lago Maggiore, il prosciutto crudo è autoctono e artigianale, da far invidia anche ai migliori jamones iberici. E per la pasta, un molino cuneese fornisce la materia prima: la farina. "In cucina devono poter convivere la tutela e la cura della tradizione e la voglia e la possibilità di innovare e sperimentare - dice Marco Sacco - la ricetta originale, o le versioni più antiche, devono essere difese e custodite, così come un bene artistico viene protetto in un museo o in un sito Unesco. Ma questo non vuol dire che non si debba dare la massima libertà di sperimentare, innovare o adattare al territorio con ingredienti nuovi".(ANSA).