Dal 9 settembre scatta il fermo pesca, che per 30 giorni bloccherà le attività della flotta italiana dallo Ionio al Tirreno, nel tratto di costa che va da Brindisi a Roma, andando ad aggiungersi al divieto già attivo nel tratto da San Benedetto del Tronto e a Termoli. Lo rende noto Coldiretti Impresapesca, rilevando che sempre il 9 settembre riprende la pesca nel tratto dell'Adriatico da Trieste ad Ancona, mentre è già ripartita quella da Manfredonia a Bari, dove i pescherecci erano rimasti in porto dal 29 luglio.
La novità di quest'anno , prosegue la nota, è che in aggiunta ai periodi di fermo fissati, i pescherecci dovranno eseguire ulteriori giorni di blocco, compresi fra da 7 e 17 giorni, a seconda dalla zona di pesca alla quale sono iscritti. Le giornate di stop saranno decise direttamente dai pescatori, che dovranno darne comunicazione scritta entro le ore 9 del giorno stesso. L'intero ammontare delle giornate aggiuntive dovrà essere obbligatoriamente effettuato entro il 31 dicembre 2019.
"Per non cadere in inganni pericolosi per la salute occorre garantire la trasparenza dell'informazione ai consumatori dal mare alla tavola, estendendo l'obbligo dell'indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti con una vera e propria 'carta del pesce'", ha osservato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. "Passi in avanti - ha aggiunto - sono stati fatti sull'etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall'indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato".
Si consiglia quindi di verificare sul bancone l'etichetta, che per legge deve prevedere l'area di pesca (Gsa), indicate con i numeri 9 per Mar Ligure e Tirreno, 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).