- ROMA- Pesce spada sotto i riflettori a Bruxelles, dove entro marzo, si dovrà decidere la ripartizione delle quote di cattura che spettano all'Unione Europa, pari a circa 7.410 tonnellate. Una partita che si giocherà tra i tre principali paesi produttori di spada, vale a dire Italia, dove oggi la produzione totalizza il 40% di quella europea, seguita da Spagna e Grecia. Nei giorni scorsi a Madrid, infatti, in una multilaterale i Paesi aderenti all'Iccat, la Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi Atlantici, hanno trovato un accordo su come ripartire le quote di pesce spada tra tutti i Paesi dell'area mediterranea, pari a 10.500 tonnellate per il 2017, di cui il 71% è andato appunto all'Ue. Una multilaterale di tre giorni, alla quale per l'Italia ha partecipato una delegazione del Ministero delle Politiche agricole che si è impegnata per portare a casa questo risultato, anche se si tratta di un primo passo. Che il comparto dello spada sia importante per l'Italia lo confermano i numeri: 850 imbarcazioni, oltre 3 mila gli imbarcati per un valore totale di produzione di quasi 40 milioni di euro pari a 4.200 tonnellate di pescato. Da qui la necessità di coniugare la salvaguardia economica degli operatori a quella ambientale. Una specie per la quale sono aumentate le tutele, con un fermo pesca più lungo, tre mesi invernali contro i due autunnali degli anni precedenti e con taglie minime pescabili più stringenti, come avviene da anni per il tonno rosso.
''L'Italia ora dovrà battersi a Bruxelles per far valere il peso della nostra flotta'', evidenzia il presidente di Federcoopesca-Confcooperative Paolo Tiozzo, nel far sapere che il risultato di Madrid non era affatto scontato, ''è stato un braccio di ferro molto impegnativo che ha prodotto fin qui dei risultati sostanzialmente accettabili''.