BRUXELLES - Oceana, la più grande organizzazione internazionale
dedicata esclusivamente alla protezione degli oceani, chiede
''ai ministri della pesca dell'Ue di sostenere, in occasione del
Consiglio che si terrà a giugno a Lussemburgo, una nuova
regolamentazione che garantisca che i pescherecci degli Stati
membri che operano al di fuori delle acque comunitarie,
rispettino i controlli e gli standard in vigore nell'Ue''.
Oceana osserva che l'aggiornamento del sito ''WhoFishesFar.org''
ha messo in evidenza che ''dal 2008 sono 22.085 le imbarcazioni
dell'Unione autorizzate ad operare in acque extra-Ue. Di queste
10.168 italiane. Mancano invece cifre ufficiali sulle barche che
pescano in Africa su base di accordi privati''. Quest'ultime -
spiega Maria José Cornax, direttore della pesca per Oceana in
Europa - ''sono imbarcazioni che operano in una totale mancanza
di trasparenza e di controllo e non dovrebbero avere lo stesso
accesso al mercato europeo degli operatori che invece aderiscono
agli standard ambientali e di lavoro dell'Ue''. Per Ong,
''questa lacuna rende la flotta comunitaria vulnerabile alle
attività illegali''. Chiede quindi ''di affrontare il problema
altrimenti il Consiglio dei ministri della pesca Ue non riuscirà
a realizzare un obiettivo fondamentale della Politica comune del
settore: la trasparenza e la sostenibilità in tutte le
operazioni di pesca''.
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