La causa collettiva è stata depositata a New York e sostiene che anche se la tecnologia dei touch-screen (per ordinare si usano dei tablet) ha delle funzioni di accessibilità per i non vedenti o gli ipovedenti, queste non sono state adottate da Eatsa. E inoltre i "cubi" dove arrivano i piatti non hanno avvisi sonori o altre forme di riconoscimento per i non vedenti.
Insomma l'intera esperienza di Eatsa, afferma la class action, è preclusa a chi non vede.
I fast food di Eatsa (il primo aprì a San Francisco nel 2015) sono una chicca per gli amanti della tecnologia e dell'alimentazione salutista a poco prezzo. La proposta di piatti è a base di quinoa ed è rigorosamente vegetariana e bio.
L'ordine del pasto si fa tramite tablet all'ingresso del chiosco, si inserisce un nominativo e si paga con carta di credito o col cellulare. Cassieri e camerieri non esistono. Un display avvisa quando l'ordine è in arrivo. Il cibo viene "recapitato", con un sistema robotico invisibile ai consumatori, tramite una parete fatta di cubi trasparenti i cui sportelli sono in realtà schermi: quando mostrano il proprio nome allora si possono aprire per ritirare il piatto.
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