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In due anni 93.000 terremoti in Italia centrale

In due anni 93.000 terremoti in Italia centrale

Doglioni (Ingv), mobilizzata un'area di oltre 1.000 chilometri quadrati

24 agosto 2018, 10:40

Redazione ANSA

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Due 'scalini ' prodotti sul versante occidentale del monte Vettore dal terremoto del 30 ottobre 2016. Uno è più in quota, lungo il piano di faglia principale, e l 'altro più in basso lungo una faglia minore (fonte: INGV) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Due  'scalini ' prodotti sul versante occidentale del monte Vettore dal terremoto del 30 ottobre 2016. Uno è più in quota, lungo il piano di faglia principale, e l 'altro più in basso lungo una faglia minore (fonte: INGV) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Due 'scalini ' prodotti sul versante occidentale del monte Vettore dal terremoto del 30 ottobre 2016. Uno è più in quota, lungo il piano di faglia principale, e l 'altro più in basso lungo una faglia minore (fonte: INGV) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nei due anni trascorsi dal 24 agosto 2016 la terra nell'Italia centrale ha tremato 93.000 volte: "un grande numero, mai riscontrato in Italia, risultato dell' ampliamento negli anni della rete sismica nazionale", ha detto il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.

Dei 93.000 terremoti che si sono susseguiti senza tregua a partire da quello di magnitudo 6.0 della sequenza sismica di Amatrice e Norcia, nove hanno avuto magnitudo superiore a 5, fino al terremoto del 30 ottobre 2016 di Norcia di magnitudo 6,5; si sono verificati ben 67 eventi di magnitudo fra 4 e 4,9, 1.142 fra 3 e 3,9. Tutti insieme si sono rivelati un laboratorio unico per conoscere nuovi aspetti e fenomeni inediti.

"Ogni terremoto è un esperimento: come per i fisici l'arrivo di un'onda gravitazionale permette di fare numerosissime analisi, a noi geoscienziati un terremoto permette di imparare qualcosa in più sul modo in cui funziona la Terra", ha osservato Doglioni. Per esempio, "abbiamo assistito al caso straordinario nel quale la stessa faglia, quella del Monte Vettore, si è mossa due volte in pochi mesi". Si è anche visto meglio "come si distribuisce il volume della sismicità nella crosta terrestre" e "osservata in grande dettaglio la morfologia dei piani di faglia" fino a vedere che si tratta di "un fascio di strutture che hanno permesso di mobilizzare un volume di crosta terrestre di oltre 6.000 chilometri cubi".

Complessivamente, ha aggiunto, "si è attivata un'area di oltre mille chilometri quadrati", nella quale "ci sono stati scuotimenti del terreno in termini di accelerazione e velocità del suolo durante i terremoti, che spesso hanno superato il valore 0,6 dell'accelerazione di gravità". A due anni di distanza, ha proseguito, "l'attenzione resta alta su tutta la zona", così come "lungo l'asse della catena degli Appennini e lungo la parte frontale della catena alpina, zone in cui la pericolosità sismica è elevata".

Imparare a conoscere i terremoti è fondamentale: "in generale - ha osservato - il fenomeno terremoto ha un comportamento caotico ma auto-organizzato: dobbiamo scoprire le regole che ne determinano l'evoluzione, come si fa per le previsioni del tempo". Inoltre è importante non dimenticare e per questo, ha detto Doglioni, "sarebbe utile istituire un giorno nelle scuole dedicato alla memoria dei terremoti: potrebbe essere il 23 novembre, data del sisma del 1980 in Irpinia: l'obiettivo è sensibilizzare i futuri cittadini sull'importanza di mettere in atto tutte le misure di prevenzione per difendersi dai rischi naturali".

I terremoti continueranno sempre, ma accanto al giorno dedicato al ricordo del rischio sismico che deve rimanere vivo nella nostra memoria perché ha provocato tantissime vittime e danni devastanti all'Italia, Doglioni propone di celebrare anche le azione positive nelle quali la prevenzione ha avuto successo.

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