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Caccia ai terremoti che generano gli tsunami

Caccia ai terremoti che generano gli tsunami

Identificati grazie a un 'simulatore' sismico

29 novembre 2017, 22:15

Redazione ANSA

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Un esperimento italiano identifica i terremoti che generano gli tnami (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un esperimento italiano identifica i terremoti che generano gli tnami (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un esperimento italiano identifica i terremoti che generano gli tnami (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Scoprire quali sono i terremoti capaci di rompere il fondale marino e scatenare gli tsunami è l'obiettivo della ricerca internazionale pubblicata sulla rivista Nature Geoscience e condotta dall'Italia, con Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e le università di Padova e Firenze, con le università britanniche Royal Holloway di Londra, di Manchester e di Durham, e con le giapponesi di Tsukuba e Kyoto.

Finora era noto che, oltre che dai vulcani, gli tsunami possono essere scatenati dai terremoti secondo meccanismi diversi, ad esempio con la rottura di un piano di faglia o con una grande frana sottomarina. In caso di terremoti particolarmente violenti la rottura che avviene lungo la crosta terrestre (faglia) si propaga consentendo ai blocchi di roccia che si trovano ai lati di spostarsi l'uno rispetto all'altro anche di decine di metri. Nei terremoti che avvengono in mare la velocità di propagazione della rottura avviene al ritmo compreso fra 2 e 4 chilometri al secondo, più veloce rispetto a quello dei terremoti continentali (fra 1 e 2 chilometri al secondo).

"Fino a pochi anni fa si riteneva che le rotture sismiche non fossero in grado di propagarsi attraverso i più superficiali e soffici sedimenti marini ricchi in argilla", ha osservato Paola Vannucchi, primo autore dell'articolo, che lavora fra le università di Firenze e Royal Holloway di Londra. Che le cose non stiano così lo ha dimostrato l'esperimento condotto presso l'Ingv con il più potente simulatore di terremoti del mondo, chiamato Shiva (Slow to HIgh Velocity Apparatus).

I test hanno dimostrato che i forti terremoti, di magnitudo superiore a 7, possono causare la rottura della roccia dalla profondità massima di 35 chilometri fino al fondale marino. A suggerire la necessità di verificare con un esperimento le teorie finora accreditate è stato il terremoto di magnitudo 9,0 avvenuto l'11 marzo 2011 in Giappone: per la prima volta allora si è notata la propagazione della rottura della faglia fino a rompere il fondale oceanico.

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