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Vulcani, telecamere sincronizzate per studiare le eruzioni in 3D

Vulcani, telecamere sincronizzate per studiare le eruzioni in 3D

Tecnica dell'Ingv, test su Etna e Stromboli

28 marzo 2017, 18:00

Redazione ANSA

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Una tecnica italiana messa a punto dall 'Ingv permette di studiare le eruzioni vulcaniche esplosive (fonte: Walter Lim) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una tecnica italiana messa a punto dall 'Ingv permette di studiare le eruzioni vulcaniche esplosive (fonte: Walter Lim) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una tecnica italiana messa a punto dall 'Ingv permette di studiare le eruzioni vulcaniche esplosive (fonte: Walter Lim) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un sistema di due telecamere ad alta velocità e ad alta risoluzione, sincronizzate per studiare le eruzioni esplosive di vulcani come l'Etna e lo Stromboli: lo ha messo a punto il gruppo di ricerca del Laboratorio Alte Pressioni Alte Temperature di Geofisica e Vulcanologia sperimentali (Hpht) dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). La tecnica, descritta sulla rivista Geophisycs, Geochemistry, Geosystems e sul Journal of Geophycal Research, permette di valutare in modo più preciso la pericolosità vulcanica.

L'Etna è stato il banco di prova della nuova tecnica, insieme allo Stromboli e ai vulcani di Hawaii, delle isole di Vanuatu e dell'Indonesia, nell'ambito della collaborazione pluriennale dell'ingv con il Servizio Geologico degli Stati Uniti (Usgs), l'Università di Hawaii e quella di Monaco di Baviera. I dati raccolti hanno permesso di "proporre un nuovo schema generale per classificare l'attività esplosiva a carattere stromboliano", ha osservato il responsabile del laboratorio Hpht dell'Ingv, Piergiorgio Scarlato. La recente eruzione esplosiva dell'Etna, ha proseguito, "ha messo nuovamente in evidenza l'importanza di approfondire gli studi su questi fenomeni e di sviluppare tecniche osservative che consentano di raccogliere ogni informazione utile per la ricerca e il monitoraggio in questo ambito".

L'analisi delle immagini, ha detto ancora Scarlato, "ha permesso per la prima volta di determinare con precisione le traiettorie seguite dai prodotti emessi, la loro velocità e altri parametri aerodinamici fondamentali per modellare i processi eruttivi e l'area di dispersione dei prodotti attorno al cratere di emissione". Grazie alla nuova tecnica, ha concluso il ricercatore, ora è "possibile misurare con precisione parametri eruttivi come la velocità di emissione dei prodotti piroclastici, il flusso di massa e le caratteristiche di dispersione dei prodotti nell'area circostante il cratere".

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