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Catastrofi cosmiche 'silenziose' simulate in laboratorio

Catastrofi cosmiche 'silenziose' simulate in laboratorio

Per capire i fenomeni più sfuggenti dell'universo

11 agosto 2019, 13:10

Redazione ANSA

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Esemio di una collisione 'silenziosa ' nella nebulosa di Orione (fonte: NASA e Hubble Heritage Team, STScI/AURA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Esemio di una collisione  'silenziosa ' nella nebulosa di Orione (fonte: NASA e Hubble Heritage Team, STScI/AURA) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Esemio di una collisione 'silenziosa ' nella nebulosa di Orione (fonte: NASA e Hubble Heritage Team, STScI/AURA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Collisioni fra nubi di materia così rarefatte da non interagire quasi per niente e che non producono effetti osservabili: queste catastrofi cosmiche 'silenziose' sono state simulate per la prima volta in laboratorio per riuscire a comprendere gli aspetti più sfuggenti dell'universo: è quanto ha voluto fare la ricerca internazionale pubblicata sulla rivista Physical Review Letters, coordinata dal gruppo del Massachusetts Institute of Technology (Mit) guidato da Chikang Li e condotta con altri 14 laboratori di tutto il mondo.

La difficoltà nella simulazione di questi eventi finora aveva portato alla nascita di teorie molto discordanti sui meccanismi alla base di questi fenomeni, ma adesso per la prima volta gli astrofisici hanno a disposizione dati attendibili con i quali confrontarsi. La materia visibile nell'universo è un plasma, ossia una sorta di mix di particelle cariche negativamente fra le quali gli elettroni si muovono liberamente, anziché essere ancorati all'interno degli atomi. E' questa, per esempio, la composizione del Sole, delle altre stelle e della maggior parte delle nubi di materia interstellare.

La prima collisione cosmica silenziosa è stata individuata negli anni '60 ed è stata quella generata dall'impatto del flusso di particelle proveniente dal Sole, il vento solare, con il campo magnetico della Terra. Simulare fenomeni simili in laboratorio è stato possibile utilizzando i sei potenti fasci laser del laboratorio Omega dell'università di Rochester e una 'sacca' di idrogeno a bassa densità. In questo modo sono state riprodotte alcune delle instabilità osservate nello spazio profondo e rilevate le prime misure. "Per la prima volta siamo in grado di misurare direttamente la struttura" di importanti aspetti di queste collisioni, ha detto Li, osservando che questo risultato era inseguito da decenni.

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