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All’inseguimento dell’idrogeno perduto nello spazio interstellare

All’inseguimento dell’idrogeno perduto nello spazio interstellare

Scovato in due code galattiche a 60 milioni di anni luce

30 luglio 2019, 17:22

Redazione ANSA

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La galassia Ngc 1316, con i suoi enormi lobi (fonte: Ed Fomalont (Nrao) et al., Vla, Nrao, Aui, Nsf) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La galassia Ngc 1316, con i suoi enormi lobi (fonte: Ed Fomalont (Nrao) et al., Vla, Nrao, Aui, Nsf) - RIPRODUZIONE RISERVATA
La galassia Ngc 1316, con i suoi enormi lobi (fonte: Ed Fomalont (Nrao) et al., Vla, Nrao, Aui, Nsf) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Risolto il mistero dell’idrogeno perduto nello spazio interstellare intorno alla galassia Ngc 1316, a circa 60 milioni di anni luce dalla Terra, nella costellazione della Fornace. Si nascondeva in due lunghe code gassose molto tenui, sfuggite finora alle osservazioni degli astronomi. Lo ha scoperto lo studio italiano condotto dal gruppo dell’Osservatorio di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) guidato da Paolo Serra.


Le due code d’idrogeno, in verde, scoperte nella galassia Ngc 1316 (fonte: Serra/Sarao)

 

In via di pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics, la prima osservazione dell’idrogeno perduto di Ngc 1316 è stata possibile grazie alla rete di 64 radiotelescopi sudafricani MeerKat. Il progetto, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca (Erc), è uno dei primi nuclei del più grande radiotelescopio al mondo, lo Square Kilometre Array (Ska). Una volta realizzato, il radiotelescopio sarà infatti formato da migliaia di antenne sparse tra il Sudafrica e l’Australia. Il suo quartier generale è stato inaugurato a inizio luglio in Gran Bretagna, a Manchester. 


Alcune delle 64 antenne che formano il radiotelescopio MeerKat. (fonte: Enrico Sacchetti/Inaf)

 

Lo studio chiarisce una contraddizione finora irrisolta: la sproporzione tra le polveri e l’idrogeno nello spazio interstellare di Ngc 1316. Un oggetto celeste, quest’ultimo, molto studiato dagli astrofisici perché le sparute e deboli stelle presenti in questa costellazione consentono di osservare innumerevoli galassie oltre la Via Lattea.
“Pensiamo che le code d’idrogeno di Ngc 1316 - ha spiegato Serra - siano state generate durante il processo di fusione tra una galassia simile alla Via Lattea e una seconda 10 volte più grande. È stata proprio questa fusione - ha concluso l’astrofisico dell’Inaf - a portare alla formazione di Ngc 1316 così come la vediamo adesso”.

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