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La foto più dettagliata di Ultima Thule

La foto più dettagliata di Ultima Thule

Indicano che è nata dalla fusione di due corpi celesti

28 gennaio 2019, 17:12

Redazione ANSA

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La foto più recente di Ultima Thule, il corpo celeste ai confini del Sistema Solare raggiunto dalla sonda New Horizons della Nasa il primo gennaio 2019 (fonte: NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La foto più recente di Ultima Thule, il corpo celeste ai confini del Sistema Solare raggiunto dalla sonda New Horizons della Nasa il primo gennaio 2019 (fonte: NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA
La foto più recente di Ultima Thule, il corpo celeste ai confini del Sistema Solare raggiunto dalla sonda New Horizons della Nasa il primo gennaio 2019 (fonte: NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Arrivate le foto più dettagliate di Ultima Thule, il corpo celeste primitivo raggiunto il primo gennaio dalla sonda New Horizons della Nasa: mostrano intriganti fratture e una grande depressione simile a un cratere che potrebbe fornire indizi sulla formazione del corpo celeste e sulla nascita dei pianeti del Sistema Solare. Le prime analisi indicano che Ultima Thule sia nata dalla fusione di due corpi celesti formati indipendentemente e aggregati in seguito a una collisione.

Catturate da una distanza di 6.700 chilometri, pochi minuti prima che la sonda si avvicinasse al piccolo mondo che si trova ai confini del Sistema Solare, le immagini sono arrivate solo di recente perché i contatti con la sonda non sono costanti e non è quindi possibile scaricare i dati con continuità.

Rispetto alle prime immagini, le foto più recenti rivelano un maggior numero di dettagli della superficie del piccolo corpo celeste, largo 34 chilometri e composto da due lobi che rendono il suo aspetto simile a quello della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, che era stata visitata dalla missione Rosetta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa).

"Queste nuove immagini stanno iniziando a rivelare differenze fra i due lobi di Ultima Thule e si stanno presentando anche nuovi misteri", ha rilevato Alan Stern, del Southwest Research Institute e responsabile scientifico della missione New Horizons. Sulla superficie del corpo roccioso sono state finora identificate numerose piccole depressioni, del diametro di 700 metri,  e una più grande che misura circa 7 chilometri. Non è chiaro se queste strutture siano crateri d'impatto o se siano dovute ad altri processi. Sulla superficie del piccolo mondo, inoltre, sono state individuate fratture e una sorta di brillante 'collare' che separa i due lobi e che potrebbe aiutare a capire come questo corpo roccioso si è formato circa 4,5 miliardi di anni fa. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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