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Primo piano della Grande macchia rossa di Giove

Primo piano della Grande macchia rossa di Giove

Le immagini riprese dalla sonda Juno dalla distanza di 9.000 chilometri

13 luglio 2017, 14:14

Redazione ANSA

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La Grande macchia rossa di Giove (fonte: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Jason Major) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Grande macchia rossa di Giove (fonte: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Jason Major) - RIPRODUZIONE RISERVATA
La Grande macchia rossa di Giove (fonte: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Jason Major) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono arrivate a Terra le prime immagini della macchia rossa di Giove riprese dalla sonda Juno della Nasa durante il passaggio ravvicinato del 10 luglio: la più grande tempesta del Sistema Solare non era mai stata osservata con questo dettaglio. Le immagini, catturate dalla distanza di 9.000 chilometri, mostrano un groviglio di nubi che sembrano di velluto rosso e che potranno aiutare a comprendere il meccanismo all'origine di questa gigantesca tempesta, estesa per una superficie 1,3 volte maggiore di quella della Terra.

Pubblicate sul sito della missione, le foto sono state riprese dallo strumento JunoCam e sono state elaborate anche con il contributo dei cittadini, su invito della Nasa. ''Sono le migliori immagini mai ottenute di questa tempesta'' ha rilevato il responsabile della missione Juno, Scott Bolton, del Southwest Research Institute di San Antonio. E' la tempesta più grande, più violenta e longeva del Sistema Solare: ''è molto diversa - ha rilevato - da qualsiasi altra cosa che abbiamo mai studiato''.

Durante l'avvicinamento a Giove sono entrati in funzione tutti gli otto strumenti a bordo della sonda Juno, compresi i due italiani realizzati con il supporto e il coordinamento dell'Agenzia spaziale italiana (Asi): la camera a infrarossi Jiram e l'esperimento di radioscienza KaT. ''Ci vorrà un po 'di tempo per analizzare tutti i dati, ma ci aiuteranno a fare luce su passato, presente e futuro della grande macchia rossa di Giove'' ha detto Bolton.

La tempesta viene monitorata dal 1830 e probabilmente esiste da più di 350 anni. Nonostante le osservazioni fatte dai telescopi a Terra e dalle sonde Voyager e Galileo, ancora non è chiaro che cosa alimenti questo gigantesco anticiclone, dai venti che superano i 600 chilometri orari, né quale sia la causa del colore rossastro. Non si sa neppure perché la macchia si sia ridotta negli ultimi decenni e abbia cambiato forma, diventando più circolare.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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