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Dalla polvere l'energia per le future colonie lunari

Dalla polvere l'energia per le future colonie lunari

Per accumulare calore, idea per la base europea Moon Village

27 marzo 2017, 00:13

Redazione ANSA

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Rappresentazione artistica del Moon Village (fonte: ESA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica del Moon Village (fonte: ESA) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione artistica del Moon Village (fonte: ESA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Potrebbe essere la 'polvere' lunare la chiave per proteggere dal freddo le future colonie umane sulla Luna. Il sogno europeo di realizzare il Moon Village, la base internazionale stabile sulla Luna, è ancora lontano dal tradursi in realtà ma l'Agenzia Spaziale Europea (Esa) è al lavoro per superare uno dei principali ostacoli: avere l'energia sufficiente per superare le lunghe e fredde notti lunari. Nonostante la Luna sia molto più 'alla portata' rispetto a Marte, costruire basi stabili sul nostro satellite presenta grandi ostacoli, in alcuni casi più difficili da superare rispetto a quelli che si dovranno affrontare per portare l'uomo sul pianeta rosso. Uno dei più grandi è dovuto alle notti lunari, che durano ben 14 giorni e durante le quali la temperatura arriva a -170 gradi (il minimo mai registrato sulla Terra è stato di -89 in Antartide).

Condizioni che rendono davvero difficile mantenere l'energia necessaria a riscaldare e tenere in funzione una base . Ovviamente le possibili soluzioni devono garantire alta affidabilità e nello stesso tempo essere leggere e facilmente trasportabili. "Finora - ha detto Moritz Fontaine, del Programma Generale di Studi dell'Esa - la soluzione preferita come fonte di calore e energia è stata quella basata sulle radiazioni, ma è una scelta che moltiplica i costi e le difficoltà delle spedizioni". Per questo si sta lavorando a possibili alternative e una soluzione potrebbe arrivare dalla 'polvere' che si trova sulla superficie della Luna, la cosiddetta regolite. L'idea è raccogliere il calore fornito dal Sole durante il giorno e immagazzinarlo nel sottosuolo, nella regolite. La soluzione sembrerebbe funzionare in linea di principio, ha osservato Fontaine. Il prossimo passo sarà fare simulazioni e costruire poi un primo prototipo dimostrativo.

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