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Sognare i mondi abitabili non basta, al lavoro per raggiungere gli esopianeti

Sognare i mondi abitabili non basta, al lavoro per raggiungere gli esopianeti

Obiettivo ancora lontano, ma si prepara il terreno

24 febbraio 2017, 13:31

Redazione ANSA

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Rappresentazione artistica di una delle sonde Pioneer della Nasa nello spazio interstellare (fonte: NASA Ames) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica di una delle sonde Pioneer della Nasa nello spazio interstellare (fonte: NASA Ames) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione artistica di una delle sonde Pioneer della Nasa nello spazio interstellare (fonte: NASA Ames) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Fanno sognare, i sette pianeti simili alla Terra che ruotano intorno alla piccola stella Trappist-1, ci si domanda se possano ospitare la vita e soprattutto se un giorno si potranno raggiungere. Non ci sono al momento navi spaziali in grado di percorrere i 39 anni luce che separano la Terra da quel sistema planetario, nè si vede questa possibilità all'orizzonte.

"Abbiamo fatto progressi in tanti settori, ma non moltissimi nella velocità di aerei e navette spaziali. Gli avanzamenti fatti negli ultimi 200 anni nella capacità di spostarsi velocemente sono stati impressionanti, ma sono ancora scarsi rispetto alle profondità del cosmo", ha osservato il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston. Basti pensare che le sonde Voyager che hanno raggiunto e superato i confini del Sistema Solare viaggiano a 30 chilometri al secondo, ossia a un decimillesimo della velocità della luce.
"Ci separa ancora un enorme intervallo dalla velocità cui si potrebbe ambire", ha osservato. Le leggi della fisica oggi permettono di far partire dei razzi solo a costo che abbiano a bordo una grande quantità di propellente da utilizzare per creare una spinta verso l'alto: questo significa che per affrontare un viaggio molto lungo servirebbe una quantità enorme di energia.

Bisogna perciò trovare altre strade. Una possibile è la tecnologia proposta dalla Breakthrough Initiatives lanciata dal miliardario russo Yuri Milner e sostenuta dall'astrofisico Stephen Hawking, che prevede di lanciare tra 20 anni una flotta di vele spinte dalla luce laser per cercare forme di vita attorno alla stella più vicina, Proxima Centauri.
Questa forma di propulsione non è però applicabile per ora a grandi veicoli. Per Giancarlo Genta, del Politecnico di Torino e unico italiano a far parte del comitato esecutivo del progetto distanze come i 39 anni luce che ci separano da Trappist-1 "sono un po' troppe: la tecnologia delle vele a propulsione laser è ancora da sviluppare e consideriamo che ci vorrebbero 400 anni per raggiungere quel sistema planetario, più 80 perchè il segnale torni indietro. Mezzo millennio in tutto: non è fattibile".
Per raggiungere i sosia della Terra, quelli che ruotano intorno a Trappist-1 come gli altri 300 pianeti simili al nostro finora scoperti "serve una tecnologia completamente diversa", ha detto Genta. "Con la fisica attuale - ha aggiunto - sarebbe teoricamente e ipoteticamente fattibile spostarsi nel raggio di 100 anni luce, ma per distanze superiori serve una fisica completamente diversa".

Sul fronte della fisica, intanto, l'unica ipotesi teorica è quella basata sui cunicoli dello spaziotempo previsti dalle equazioni di Einstein, i cosiddetti wormhole. "Pianeti distanti come quelli di Trappist-1 potrebbero essere raggiunti nel momento in cui si trovasse il modo di viaggiare nei cunicoli dello spaziotempo", ha detto Salvatore Capozziello, dell'universita' Federico II di Napoli, ricercatore dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e presidente delle Societa' Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione (Sigrav). Ma anche in questo caso "bisogna superare barriere tecnologiche, riuscire a creare i cunicoli dello spaziotempo, stabilizzarli e controllarli".

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