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Immortalato il più lento 'pasto' di un buco nero

Immortalato il più lento 'pasto' di un buco nero

Visto ai raggi X, più di 10 anni per divorare una stella

07 febbraio 2017, 12:46

Redazione ANSA

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Immortalato il più lento 'pasto ' di un buco nero (fonte: Illustration: CXC/M. Weiss; X-ray: NASA/CXC/UNH/D. Lin et al, Optical: CFHT) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Immortalato il più lento  'pasto ' di un buco nero (fonte: Illustration: CXC/M. Weiss; X-ray: NASA/CXC/UNH/D. Lin et al, Optical: CFHT) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Immortalato il più lento 'pasto ' di un buco nero (fonte: Illustration: CXC/M. Weiss; X-ray: NASA/CXC/UNH/D. Lin et al, Optical: CFHT) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Immortalato il più lento 'pasto' di un buco nero: ha impiegato più di 10 anni per divorare una stella, vale a dire ben 10 volte più lentamente rispetto a tutti gli altri fenomeni simili osservati finora. A testimoniarlo sono le immagini catturate da tre telescopi spaziali a raggi X analizzate da Dacheng Lin, dell'università del New Hampshire a Durham, e pubblicate su Nature Astronomy.

Un destino segnato
Quando una stella si avvicina troppo a un buco nero il suo destino è segnato: l'enorme forza gravitazionale provoca delle 'maree' sulla superficie della stella che in breve tempo viene 'spogliata' e divorata. Da quando sono in orbita telescopi spaziali capaci di vedere i raggi X di eventi come questi se ne sono osservati decine, tutti spettacolari e molto simili tra loro. Quando i materiali strappati dalla stella si avvicinano al buco nero raggiungono velocità prossime a quella della luce, una caduta che porta all'emissione di violentissimi getti di energia sotto forma di raggi X che possono essere rilevati dai telescopi.

Il 'pasto' lungo 11 anni
Generalmente il pasto viene consumato nel tempo di un anno ma quella osservata questa volta, anche grazie a XMM-Newton dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), è stato molto più lento s imprevedibile. Per divorare una stella il buco nero XJ1500+0154, che si trova al centro di una piccola galassia distante 1,8 miliardi di anni luce da noi, ha impiegato ben 11 anni. Il primo a vedere nel 2005 l'emissione di raggi X è stato il telescopio europeo, i cui specchi sono stati prodotti dalla Media Lario in Italia, seguito negli anni da Chandra e Swift, entrambi della Nasa, fino al 2016.

Un aiuto per comprendere aspetti finora poco compresi
Un evento inatteso che secondo i ricercatori può spiegare molti aspetti finora poco compresi sulle dinamiche di accrescimento dei buchi neri in particolare di quelli detti supermassicci, che possono raggiungere un 'peso' di milioni di volte la massa del Sole e molti dei quali si sarebbero formati con una incredibile rapidità già durante le prime fasi dopo il Big Bang.

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