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Sempre meno animali nei laboratori

Sempre meno animali nei laboratori

Vietate sofferenze inutili, ma poca formazione per il personale

16 febbraio 2017, 19:46

Redazione ANSA

ANSACheck

In Italia si sta riducendo progressivamente il numero degli animali utilizzati nei laboratori - RIPRODUZIONE RISERVATA

In Italia si sta riducendo progressivamente il numero degli animali utilizzati nei laboratori - RIPRODUZIONE RISERVATA
In Italia si sta riducendo progressivamente il numero degli animali utilizzati nei laboratori - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sempre meno animali nei laboratori di ricerca italiani: il loro numero, pari a quasi 1,2 milioni nel 1998, è ormai sceso sotto le 700mila unità. La principale causa di questo calo è la crisi economica, che ha ridotto i fondi per la ricerca: per accorgersene basta guardare alla Gran Bretagna, dove si sacrificano quasi 4 milioni di animali all'anno, o alla Germania, che ne usa quasi 3 milioni. A fare il punto della situazione è Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research4life e responsabile del benessere animale presso l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

''Il numero di animali impiegati in Italia equivale più o meno a quello dei topi che vengono uccisi dalla derattizzazione in una grande città come Milano'', sottolinea Grignaschi. ''Se guardiamo le percentuali, scopriamo che i più utilizzati in laboratorio sono i roditori (91%), seguiti da pesci, uccelli, conigli, suini, anfibi e rettili, bovini, ovini, caprini ed equidi. I cani e i primati non umani rappresentano percentuali molto basse, dell'ordine dello 0,007%''. Il loro impiego è strettamente regolato: ''prima di mettere le mani su un topo - ricorda Grignaschi - il ricercatore deve avere l'autorizzazione del comitato etico del suo istituto e anche quella del Ministero della Salute, che fa valutare il progetto di ricerca all'Istituto Superiore di Sanità.

La sperimentazione viene approvata solo se si dimostra che non ci sono metodi alternativi e, come impone il decreto 26/2014, non sono autorizzate procedure che possano causare stress e dolori non alleviabili con anestetici e analgesici''. Il tutto avviene sotto il controllo del responsabile del benessere animale dell'istituto di ricerca e viene periodicamente valutato con ispezioni a sorpresa dai veterinari dell'azienda sanitaria locale.

Le irregolarità possono essere punite con sanzioni amministrative o, nei casi più gravi, possono ricadere nel penale. ''Ciò che manca davvero in Italia - ricorda l'esperto - è un percorso di formazione per il personale che si occupa di sperimentazione animale. I nostri ricercatori sono costretti a imparare da soli, sul campo, e spesso sono in difficoltà quando vanno a lavorare all'estero, dove invece sono richiesti corsi specifici''.

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