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La radioattività di Fukushima accumulata anche nella sabbia

La radioattività di Fukushima accumulata anche nella sabbia

Dosi non pericolose per l'uomo, scoperta utile per gestire gli impianti lungo le coste

02 ottobre 2017, 21:22

Redazione ANSA

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Trovato il cesio liberato nell 'incidente di Fukushima del 2011 nelle spiagge nel raggio di cento chilometri dalla centrale (fonte: Souichiro Teriyaki, Kanazawa University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Trovato il cesio liberato nell 'incidente di Fukushima del 2011 nelle spiagge nel raggio di cento chilometri dalla centrale (fonte: Souichiro Teriyaki, Kanazawa University) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Trovato il cesio liberato nell 'incidente di Fukushima del 2011 nelle spiagge nel raggio di cento chilometri dalla centrale (fonte: Souichiro Teriyaki, Kanazawa University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cesio prodotto dall'incidente della centrale nucleare di Fukushima nel 2011 è stato trovato nella sabbia di otto spiagge, distanti circa 100 chilometri dall'impianto, e nelle falde acquifere in quantità dieci volte maggiori. Le dosi non sono però pericolose per l'uomo, come spiegano sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) i ricercatori dell'università giapponese di Kanazawa, guidati da Virginie Sanial.

"Nessuno è stato esposto a quest'acqua o l'ha bevuta, quindi non ci sono rischi per la salute umana", affermano i ricercatori. L'ipotesi degli studiosi è che le forti quantità di cesio-137 liberate dall'incidente del 2011 siano state trasportate lungo la costa dalle correnti oceaniche. Settimane dopo l'incidente, le onde e le maree hanno trasportato il cesio sulla costa, dove è rimasto 'bloccato' sulla superficie dei granelli di sabbia, rimanendo nelle spiagge e nelle falde acquifere, in un miscuglio di acqua dolce e salata.

Secondo le stime dei ricercatori, la quantità di acqua contaminata che fluisce nell'oceano dalle falde acquifere salmastre è pari a quella che arriva dalla centrale stessa e i fiumi, ma comunque a livelli migliaia di volte inferiori rispetto a quelli dei giorni immediatamente successivi all'incidente del 2011.

Il risultato fornisce elementi utili per migliorare la gestione degli impianti nucleari nelle zone costiere​. "Ci sono 440 reattori nucleari operativi nel mondo, di cui la metà lungo le coste", ha osservato Ken Buesseler, fra gli autori della ricerca. "Questa scoperta, inaspettata, dovrà essere presa in considerazione - ha rilevato - nella gestione delle aree costiere dove si trovano le centrali nucleari".

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