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Il dialogo tra cervello e intestino si studia su chip

Il dialogo tra cervello e intestino si studia su chip

Contro Alzheimer, depressione e autismo, al Politecnico di Milano

21 ottobre 2019, 13:54

Redazione ANSA

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Cellule neuronali coltivate in 3D nel progetto Erc Minerva (fonte: Politecnico di Milano) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cellule neuronali coltivate in 3D nel progetto Erc Minerva (fonte: Politecnico di Milano) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Cellule neuronali coltivate in 3D nel progetto Erc Minerva (fonte: Politecnico di Milano) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Riprodurre su chip il misterioso dialogo tra cervello, intestino e batteri del microbiota, per intercettare quei messaggi molecolari che contribuiscono all'insorgenza di malattie come l'Alzheimer: è il primo obiettivo dei nuovi TechnoBiology labs 'Minerva' e 'Athena' inaugurati al Politecnico di Milano. Sono 100 i metri quadri attrezzati con strumentazione d'avanguardia dove ingegneri e biologi lavoreranno fianco a fianco per sviluppare organi su chip nell'ambito del progetto 'Minerva', finanziato con 2 milioni di euro dalla Comunità Europea con il bando Erc Consolidator Grant 2016 del programma Horizon 2020.


"Vogliamo sviluppare una piattaforma su cui sia possibile coltivare le cellule in 3D, sottoponendole a stimoli e mettendole in connessione fra loro per simulare al meglio i processi biochimici che avvengono naturalmente nel nostro organismo, in condizioni di salute e malattia", spiega Carmen Giordano, responsabile del progetto Minerva a capo dei TechnoBiology labs. "La piattaforma sarà modulare, formata da più 'mattoncini in sequenza: quello dove saranno coltivate le cellule del cervello sarà collegato in sequenza a quello con le cellule dell'intestino e quello con la flora batterica intestinale. Il primo prototipo di queste unità di base è già pronto", afferma Giordano.
D'ora in poi lo sviluppo di questa tecnologia potrà proseguire più speditamente nei nuovi laboratori Athena e Minerva, progettati ad hoc per poter avvicinare fisicamente le colture dei batteri della flora intestinale alle colture delle cellule dei tessuti senza rischiare contaminazioni.

"Il nostro obiettivo - prosegue l'esperta di bioingegneria - è quello di ottenere nel giro di pochi anni una piattaforma dove coltivare le cellule prelevate dai pazienti, per riprodurre su chip le loro malattie e sviluppare così terapie personalizzate: oltre all'asse cervello-intestino, coinvolto in malattie come Alzheimer, depressione e autismo, potremo studiare anche altre malattie multi-organo come il diabete".

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