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Dalle staminali il primo 'baby embrione' impiantabile

Dalle staminali il primo 'baby embrione' impiantabile

Utile per studiare fertilità e rigenerazione

08 agosto 2019, 18:57

Elisa Buson

ANSACheck

L 'embrione di topo ai primi stadi dello sviluppo prodotto in laboratorio e poi impiantato (fonte: RIKEN) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'embrione di topo ai primi stadi dello sviluppo prodotto in laboratorio e poi impiantato (fonte: RIKEN) - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'embrione di topo ai primi stadi dello sviluppo prodotto in laboratorio e poi impiantato (fonte: RIKEN) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Grazie alle staminali è stato ottenuto in provetta il primo 'baby' embrione impiantabile, ovvero un ammasso di cellule in 3D che imita la primissima fase di sviluppo dell'embrione chiamata blastocisti. Trasferito nell'utero di una femmina di topo in cui era stata simulata la gravidanza, ha dimostrato di continuare a svilupparsi almeno per qualche tempo prima di essere riassorbito dai tessuti circostanti, aprendo nuovi scenari per la medicina rigenerativa e la cura dell'infertilità, come indica lo studio pubblicato sulla rivista Stem Cell Reports dai ricercatori giapponesi dell'Istituto Riken insieme agli statunitensi dei Gladstone Institutes.

Il risultato raggiunto grazie a questa collaborazione internazionale rappresenta un passo avanti verso la produzione di cellule staminali totipotenti, capaci cioè di differenziarsi in ogni tipo di tessuto e per questo considerate il Sacro Graal della medicina rigenerativa: presenti solo nelle primissime fasi successive alla fecondazione della cellule uovo, nel precursore della blastocisti, non sono mai state ottenute in laboratorio con la riprogrammazione di cellule adulte (ad esempio quelle della pelle), perché le 'ricette molecolari' finora disponibili permettono di riportare indietro le lancette solo fino allo stadio di staminali pluripotenti, capaci cioè di differenziarsi in molti ma non tutti i tipi di tessuti.

Grazie a nuovi 'ingredienti' individuati negli embrioni naturali di topo, invece, i ricercatori statunitensi e giapponesi sono riusciti a sviluppare delle blastocisti artificiali che, prima di raggiungere la completa maturazione, presentano cellule con accesi alcuni geni della totipotenza. Un primo segnale che dimostra di aver intrapreso la strada giusta.

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