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Così il cervello percepisce gli odori

Così il cervello percepisce gli odori

Grazie un meccanismo comune a tutti i mammiferi

22 luglio 2019, 16:07

Redazione ANSA

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Ricostruito il circuito nervoso che controlla l 'olfatto nei mammiferi (fonte: Enrico, Flickr) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ricostruito il circuito nervoso che controlla l 'olfatto nei mammiferi (fonte: Enrico, Flickr) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ricostruito il circuito nervoso che controlla l 'olfatto nei mammiferi (fonte: Enrico, Flickr) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Individuati i circuiti cerebrali che permettono ai mammiferi di distinguere gli odori. Sono gli stessi in specie diverse, dai gatti all'uomo, e si sono conservati nel corso dell'evoluzione. Li ha rintracciati la ricerca pubblicata sulla rivista Current Biology da Istituto americano Salk per gli studi biologici, con il gruppo di Charles Stevens, e Università della California a San Diego, con il gruppo di Shyam Srinivasan.

Utilizzando diverse tecniche di microscopia, i ricercatori hanno individuato tre componenti fondamentali dei circuiti olfattivi e il fatto che siano "conservate in almeno sei specie diverse di mammiferi è un segno della loro importanza", ha rilevato Stevens. I primi elementi sono i recettori dell'olfatto presenti nel naso, ai quali si legano le molecole che veicolano gli odori.
   I recettori trasmettono quindi gli stimoli nervosi associati agli odori a una regione nella parte frontale del cervello, il bulbo olfattivo.
   Da quest'ultima i segnali giungono alla cabina di regia deputata all'identificazione del tipo di odore: la corteccia piriforme.

   "Il numero di cellule olfattive del naso è collegato a quello delle altre due componenti del circuito. In questo modo - ha spiegato Srinivasan - conoscendo il numero dei recettori nel naso è possibile ricostruire indicativamente quello delle altre due regioni del cervello coinvolte nella percezione degli odori".

    La ricerca ha dimostrato infine che il numero medio dei neuroni che collegano il bulbo olfattivo alla corteccia piriforme non varia da una specie all'altra di mammifero. Secondo lo studioso, la caratteristica dell'evoluzione di puntare sempre sullo stesso tipo di circuiti "potrebbe essere applicata anche ad altre funzioni cerebrali e ad animali diversi dai mammiferi"

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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