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L'interruttore a luci rosse che accende i geni

L'interruttore a luci rosse che accende i geni

Per la terapia genica e future cure anticancro

13 marzo 2018, 20:09

Redazione ANSA

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Il primo autore della ricerca, Phillip Kyriakakis, durante un test (fonte: University of California San Diego) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il primo autore della ricerca, Phillip Kyriakakis, durante un test (fonte: University of California San Diego) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il primo autore della ricerca, Phillip Kyriakakis, durante un test (fonte: University of California San Diego) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Realizzato il primo interruttore letteralmente 'a luci rosse', che riesce ad accendere e spegnere i geni grazie alla luce rossa e infrarossa. Le sue applicazioni potrebbero essere numerose, come una terapia genica completamente nuova e cure anticancro, oltre a piante per i biocarburanti che possono fare a meno dei fertilizzanti. Descritto sulla rivista ACS Synthetic Biology, l'interruttore è stato messo a punto dal gruppo dell'Università della California a San Diego guidato da Phillip Kyriakakis.

Positivi i primi test su cellule di mammiferi. La luce rossa è un metodo sicuro e privo di rischi per attivare e disattivare i geni perché i tessuti non la assorbono e quindi passa facilmente attraverso le cellule e senza provocare danni. "Poter controllare i geni in profondità all'interno dell'organismo, in una posizione e un momento specifici, senza dover aggiungere elementi esterni, è un obiettivo che la comunità scientifica sta cercando di raggiungere da molto tempo", ha osservato Todd Coleman, uno degli autori della ricerca.

Uno degli ostacoli da superare è nel fatto che le cellule animali non hanno gli strumenti necessari per rendere le molecole sensibili alla luce rossa: è un po' come essere in un Paese straniero con un asciugacapelli senza adattatore per la presa di corrente. Perciò i ricercatori hanno usato una proteina che si trova in batteri e piante, la ferredossina, e un enzima per renderla compatibile con quelle che si trovano nelle cellule animali: il risultato è che queste ultime diventano capaci di produrre molecole che possono essere attivate e disattivate con la luce.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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