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L’Alzheimer non cancella i neuroni

L’Alzheimer non cancella i neuroni

La perdita è limitata

18 gennaio 2018, 16:58

Redazione ANSA

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L’Alzheimer è associato a disfunzioni nelle connessione fra i neuroni, più che alla perdita delle cellule nervose (fonte:Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Alzheimer è associato a disfunzioni nelle connessione fra i neuroni, più che alla perdita delle cellule nervose (fonte:Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Alzheimer è associato a disfunzioni nelle connessione fra i neuroni, più che alla perdita delle cellule nervose (fonte:Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La perdita di neuroni provocata dall’Alzheimer è limitata: contrariamente a quanto ritenuto finora, quello che cambia con la malattia è la qualità delle connessioni tra i neuroni, le sinapsi. La scoperta, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, potrebbe aprire la strada a future terapie completamente diverse da quelle attuali.

Il gruppo di ricerca coordinato da Salah El Mestikawy, dell’Istituto universitario canadese di salute mentale Douglas, e da Stéphanie Daumas, dell’Università francese Pierre e Marie Curie, ha studiato 170 malati di Alzheimer con diversi stadi della malattia. Ha così osservato che la demenza è associata a un malfunzionamento delle sinapsi, più che a una loro scomparsa.

“Studiando 8 marcatori nervosi delle cortecce prefrontali dei nostri pazienti, abbiamo notato che la perdita di sinapsi e neuroni era molto limitata - ha spiegato El Mestikawy -. Questo risultato ci ha sorpreso molto, perché rappresenta un radicale cambiamento del modo di pensare la malattia”.

L’Alzheimer solo in Italia colpisce più di mezzo milione di persone oltre i 60 anni di età e ben 47 milioni in tutto il mondo, secondo le stime dell’Alzheimer’s disease international (Adi), la federazione internazionale legata all’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che riunisce le associazioni che si occupano della patologia .

Molti malati spesso non sanno di esserlo, perché i primi sintomi clinici possono manifestarsi anche dopo 15-20 anni. Il passo successivo dei ricercatori franco-canadesi sarà adesso individuare quali sono le disfunzioni che colpiscono i neuroni. “Finora i possibili interventi terapeutici sono stati finalizzati a rallentare la distruzione delle sinapsi. Il nostro studio - ha concluso El Mestikawy - dimostra che d’ora in poi dovremo cambiare approccio”.

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