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Sedentarietà colpisce il cervello, nelle aree della memoria

Sedentarietà colpisce il cervello, nelle aree della memoria

Da studio possibili strategie per Alzheimer

ROMA, 13 aprile 2018, 14:44

Redazione ANSA

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Sedentarietà colpisce il cervello, nelle aree della memoria - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sedentarietà colpisce il cervello, nelle aree della memoria - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sedentarietà colpisce il cervello, nelle aree della memoria - RIPRODUZIONE RISERVATA

La sedentarietà colpisce anche il cervello. Stare troppo seduti, oltre che aumentare i rischi per il cuore, le probabilità di diabete e di morte prematura, è infatti collegato a cambiamenti in un'area che è fondamentale per la memoria. È quanto emerge da uno studio preliminare condotto dai ricercatori dell'Università della California di Los Angeles, pubblicato su Plos One. Gli studiosi hanno reclutato 35 persone tra i 45 e i 75 anni. Hanno chiesto informazioni sui loro livelli di attività fisica e sul numero medio di ore al giorno trascorse seduti nella settimana precedente alla ricerca.

    Ciascuno dei partecipanti è stato poi sottoposto a una risonanza magnetica ad alta risoluzione, che ha fornito uno esame dettagliato del lobo temporale mediale, una regione chiave del cervello coinvolta nella formazione di nuove memorie. L'analisi dei risultati ha permesso di verificare che un comportamento sedentario prediceva l'assottigliamento del lobo temporale mediale e la cattiva notizia era anche che l'attività fisica, pur se a livelli elevati, era insufficiente per compensare gli effetti dannosi dello stare seduti per periodi prolungati. La speranza dei ricercatori è di seguire un gruppo di persone per una durata maggiore, anche per capire quale ruolo potrebbero avere il genere, la razza e il peso nella salute del cervello in relazione alla sedentarietà. L'assottigliamento del lobo temporale mediale può essere un precursore del declino cognitivo e della demenza in adulti di mezza età e anziani e ridurre il comportamento sedentario potrebbe essere quindi secondo i ricercatori un possibile obiettivo per interventi progettati per migliorare la salute del cervello nelle persone a rischio di Alzheimer.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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