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Il futuro? Per moltissimi è meglio non sapere come andrà

Il futuro? Per moltissimi è meglio non sapere come andrà

Sia che riservi novità negative che positive

ROMA, 24 febbraio 2017, 15:17

Redazione ANSA

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Il futuro? Per moltissimi è meglio non sapere come andrà - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il futuro? Per moltissimi è meglio non sapere come andrà - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il futuro? Per moltissimi è meglio non sapere come andrà - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nessuna anticipazione, nessun ricorso a più o meno attendibili previsioni. Per moltissimi è meglio non sapere come andrà il futuro. Sia che riservi novità negative che positive. È quanto emerge da una ricerca del Max Planck Institute for Human Development, in Germania, e dell'Università di Granada, in Spagna, pubblicata su Psychological Review.

Gli studiosi hanno svolto due sondaggi in entrambi i Paesi, che hanno coinvolto in totale poco più di 2000 persone. I partecipanti sono stati interrogati con un questionario su una vasta gamma di potenziali eventi, sia positivi che negativi. Ad esempio, è stato chiesto loro se volessero sapere chi avrebbe vinto una partita di calcio, cosa avrebbero ricevuto in dono a Natale, o ancora se il loro matrimonio sarebbe durato o finito con un divorzio. Dai risultati è emerso che tra l'85 e il 90 per cento delle persone non volevano sapere cosa le attendeva in merito a futuri eventi negativi, e tra il 40 e il 70 per cento preferivano non avere anticipazioni neppure sugli eventi positivi. Solo l'1 per cento era comunque curioso di sapere cosa aveva in serbo il futuro. C'era una sola eccezione, che riguardava una specifica domanda del questionario relativa al sesso di un eventuale nuovo figlio. In questo caso, solo il 37% per cento degli intervistati non voleva sapere quale fosse.

"Voler sapere sembra essere la condizione naturale del genere umano. Le persone non sono solo invitate, ma molto spesso partecipano a programmi di diagnosi precoce per lo screening del cancro o fanno regolari controlli sanitari, sottopongono i loro bambini non ancora nati a decine di test genetici prenatali- evidenzia Gerd Gigerenzer, autore principale dello studio- ma il non voler deliberatamente sapere non solo esiste, si tratta di un diffuso stato d'animo".
   

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