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Felice, nello sguardo di mia moglie la molla contro malattia

Felice, nello sguardo di mia moglie la molla contro malattia

Ora coordina i pazienti di Leucemia dell'Ail, al lavoro per altri

ROMA, 13 giugno 2019, 18:23

Redazione ANSA

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Felice Bombaci - RIPRODUZIONE RISERVATA

Felice Bombaci -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Felice Bombaci - RIPRODUZIONE RISERVATA

di Elida Sergi - È stato lo sguardo triste e quasi di rassegnazione della moglie a far scattare in Felice Bombaci la molla per combattere e vincere contro una leucemia mieloide cronica. Erano in macchina, in un giorno di tanti anni fa, e lei gli ha detto "E io, che volevo invecchiare con te". In Felice si è smosso qualcosa. Era essenziale per lui che la sua famiglia non rimanesse senza sostentamento e i suoi figli, tre, avessero al fianco nella crescita una figura paterna: doveva farcela, come poi è fortunatamente avvenuto. La storia della malattia di Felice inizia quando aveva 41 anni e nel febbraio 2000 la moglie lo invita a fare delle analisi del sangue di routine, perché era da tempo che non faceva i controlli. Dagli accertamenti risultano dei globuli bianchi molto alti, 30mila. Inizialmente il medico di famiglia attribuisce il valore ad una un'infezione e non prescrive nessun altro accertamento aggiuntivo. Ma Felice, che ha un amico in un laboratorio analisi, un medico, ne parla anche con lui, che lo invita a prendere un appuntamento al centro di ematologia di Torino già per l'indomani. Nuove analisi il primo marzo, stessa conferma. C'era un problema, i medici iniziano a parlare già di una forma di leucemia, restava solo da capire quale. Felice si sottopone a una biopsia midollare per saperne di più, ed è proprio durante il tragitto verso casa che la moglie gli dice quella frase, in una fase di profonda tristezza, che gli dà la forza per combattere. "Quando mi ha detto che avrebbe voluto invecchiare con me, era come se pensasse a un destino certo - spiega Felice- io le ho detto che non potevamo pensarla così, che non potevamo già pensare alla morte. Non mi sono fermato per nulla nelle fasi successive. Addirittura ho continuato anche la ristrutturazione di una casa che avevamo in Umbria, a Todi". Il 16 marzo, nel frattempo, dalla biopsia midollare arriva la conferma: è una leucemia mieloide cronica. E Felice si mette a caccia di informazioni. Scopre, tramite un gruppo creato da un paziente canadese, un newsgroup sulla leucemia mieloide cronica, la sperimentazione con buoni risultati di una nuova molecola all'epoca, imatinib che però non è disponibile presso il centro in cui lui era in cura. Le alternative che gli vengono presentate erano una cura a base di interferone con molti effetti collaterali o il trapianto di cellule staminali, al quale erano connessi molti rischi anche in termini di mortalità.
    Felice tramite un amico viene a sapere che la nuova terapia sperimentale era disponibile presso il centro ematologico del San Luigi di Orbassano, dove incontra il professor Beppe Saglio.
    "Saglio mi ha detto che la nuova molecola era al momento utilizzabile nei casi disperati ma che avrei potuto entrare in un trial clinico che avrebbe arruolato pazienti di nuova diagnosi non trattati con le terapie disponibili. Che i risultati che dava erano buoni, ma che non poteva comunque escludere a priori la futura necessità di un trapianto". Uscito dallo studio del medico, Felice vede una nuova luce, di speranza, negli occhi della moglie. In Umbria, poi, abita vicino al noto farmacologo Silvio Garattini, a cui chiede consiglio e le cui parole lo indirizzano nella direzione di un sì alla sperimentazione. A fine luglio inizio agosto Felice viene chiamato, gli dicono che inizia l'arruolamento nel protocollo ma il caso lo inserisce nel braccio di controllo dello studio, quello della terapia standard a base di Interferone alfa ed AraC. Inizia così un anno e mezzo di terapia, che lo porta a tenere la malattia sotto controllo ma a sentirsi a pezzi, con le ossa rotte, a perdere 16-20 chili, al punto da non farcela a sollevare suo figlio. "I miei figli- rileva Felice- li ho coinvolti per quanto possibile. Non ho spiegato tutto nel dettaglio perché non si preoccupassero troppo, ma quello piccolo, di quattro anni, mi portava tutto l'occorrente per quando dovevo fare l'iniezione giornaliera di interferone e sono andato a scuola parlare con le maestre degli altri due, perché sapessero la situazione e segnalassero e comprendessero eventuali comportamenti anomali dei bimbi". Dopo un anno e mezzo, a dicembre 2001 passa alla terapia con il farmaco sperimentale. Raggiunge piano piano anche il target di remissione della malattia. "Il farmaco è stato definito come una pallottola magica- aggiunge Felice-colpisce solo le cellule leucemiche con effetti collaterali marginali. Il 3 settembre 2009, insieme a un gruppo di pazienti, Felice va a parlare con Franco Mandelli, ematologo di fama e presidente dell'Ail, Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, per creare un'associazione di pazienti. "Mandelli con lungimiranza ci disse si" racconta. Il 16 ottobre è nato così il Gruppo AIL Pazienti Leucemia Mieloide Cronica e il 27 febbraio 2010 si è svolta la prima assemblea del Gruppo. "Ricordo- prosegue Felice- che Mandelli disse: voi siete Ail. Mise in gioco quarant'anni di storia con noi". Ora Felice è coordinatore nazionale dei gruppi pazienti Ail, e fa parte anche dello 'Steering Committee' della Cml Advocates Network l'organizzazione internazionale che raggruppa 122 gruppi pazienti con leucemia mieloide cronica presenti in 92 nazioni, in cui rappresenta l'Europa occidentale e cerca di dare forza e speranza anche a chi ha patologie diverse da questa. "È un modo di convertire la malattia in un'opportunità per gli altri, al servizio degli altri - sottolinea- restituire ciò che la ricerca a me ha dato in modo tangibile". Il suo consiglio per chi affronta un tumore è non abbattersi, non pensare che la vita sia finita, avere fiducia nella ricerca e non lasciarsi andare neanche per un secondo all'angoscia e alla paura. Sarebbe solo come eventualmente anticipare un momento triste. Oggi i suoi tre figli sono medici: uno si avvia a diventare neurologo, un'altra sta per scegliere la specializzazione e l'ultimo studia medicina. Sua moglie ha ritrovato uno sguardo più sereno sul futuro. Insieme a lui.
   

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