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La mastectomia per Valentina, ora sono portatrice sana di gioia

La mastectomia per Valentina, ora sono portatrice sana di gioia

Un tumore al seno per la mutazione Jolie, mi sento un po' Ogm

ROMA, 16 gennaio 2018, 15:44

Redazione ANSA

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La mastectomia per Valentina, ora sono portatrice sana di gioia - RIPRODUZIONE RISERVATA

La mastectomia per Valentina, ora sono portatrice sana di gioia -     RIPRODUZIONE RISERVATA
La mastectomia per Valentina, ora sono portatrice sana di gioia - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Scoprii di avere un tumore al seno Brca1 positivo proprio nelle settimane in cui era esploso il caso Angelina Jolie. E come lei, alla fine decisi per l'operazione, dopo aver scoperto la malattia e la mutazione genetica. Così l'8 settembre 2014, entravo in sala operatoria per sottopormi alla mastectomia bilaterale. La decisione fu sofferta ma ponderata". A parlare è Valentina, positiva alla mutazione del gene BRCA1, noto anche come gene Jolie, dal nome dell'attrice di cui molto si e' parlato perche' ha deciso di togliere i seni in via preventiva prima di sviluppare il tumore.
    Valentina che ha oggi 31 anni e si definisce "portatrice sana di gioia di vivere".
    "Ho scoperto la malattia a settembre del 2013. La diagnosi - racconta Valentina - arrivò con un ritardo di almeno sei mesi, fatti di rimpalli da un medico all'altro. Tutto iniziò con una gomitata accidentale sul seno, così mi accorsi che era gonfio e dolorante. Errai di centro in centro, ma tutti mi tranquillizzavano perché a 'una ragazza di 27 anni, non può venire un tumore'. Eppure sentivo che dovevo indagare oltre, perché avevo già perso mio padre e mia nonna per questa patologia. Così arrivai al Policlinico Duilio Casula di Monserrato, in provincia di Cagliari. Dopo diversi aghi aspirati che non segnalavano nulla, il medico decise di farmi una biopsia". Fu durante uno dei controlli per la medicazione della ferita che le venne comunicato l'esito. "La chirurga mi prese le mani fra le sue e, quasi con le lacrime agli occhi, mi diede il responso della biopsia: un carcinoma duttale infiltrante G3". A ottobre l'inizio della chemioterapia. "Ricordo la paura al momento dell'inserimento dell'agocannula sul braccio, la tensione e la speranza di guarigione. Nella stanza del day hospital ero insieme con altre 9 persone, tutte con il mio stesso male: chi pregava, chi parlava di sé, chi parlava di cucina, chi stava in silenzio. E' seguita una nausea estenuante, quindi una stanchezza sempre più pesante e i tanti effetti collaterali: trombosi, embolia polmonare, polmonite". Ma il momento più duro doveva arrivare, ed è stato quello della mastectomia. "E' stato il mio oncologo, quando fu chiaro che ero portatrice di una mutazione del gene Brca1, a parlarmi della possibilità di ridurre il rischio di recidiva tramite l'asportazione di entrambe le mammelle. Seguivo il dibattito sulla scelta della Jolie sulle pagine dei giornali e allo stesso tempo mi ritrovavo a portarlo avanti con i miei parenti e amici.
    Si, perché in pochi hanno capito e condiviso il mio punto di vista e la mia scelta. E' allora che, in ospedale, ricevetti la felpa che amo di più e che conservo tuttora: c'era scritto "Non posso piacere a tutti. Non tutti hanno buon gusto!".
    L'operazione, a settembre 2014, fu liberatoria e allo stesso tempo molto dolorosa. "Sono stata sedata sotto morfina per tre giorni. Al momento del risveglio ricordo i pianti e le notti insonni, il dolore nell'alzarsi dal letto, nello stare seduta su un divano. Poi la fatica di 6 mesi di fisioterapia! Ma avevo al forza della mia famiglia, l'idea di dovercela fare per chi non ce l'ha fatta, e l'aiuto di un'equipe fantastica presso il 'mio' Policlinico".
    Sono passati solo quattro anni, ma a Valentina sembra passata una vita. "Oggi mi sento una portatrice sana di gioia di vivere". Questo è infatti lo scopo della sua seguitissima pagina su Facebook 'Vale:unavitacoltumore'. "Il mio obiettivo è portare un po' di sollievo a chi sta attraversando questo cammino, regalare un sorriso, abbattere il muro del cancro visto come un tabù, come un'aura di morte. Io invece voglio dire che di cancro si può vivere! Certo chi mi guarda dall'esterno pensa che il peggio sia passato, 'tanto hai finito le chemio'. Per me, che ho questa mutazione, la battaglia invece non ha MAI fine. Ma oggi mi sento una Vale diversa, una Vale 3.0, magari anche un po' Ogm, come mi diverto a definirmi. Ma molto più consapevole delle mie capacità e di quello che davvero conta nella vita".
   

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