Cinquantaquattro anni, una vita piena, un figlio diciassettenne, un lavoro da produttrice televisiva.
Poi, improvvisamente, uno 'tsunami' ha investito la sua vita: "Nel 2015 - racconta Chiara - ho scoperto di avere un tumore al seno e da quel momento è iniziato un percorso difficile, ma che mi ha anche dato tanto". "Il tumore - racconta - è stato scoperto con una 'banale' mammografia, un controllo di routine e che faccio ogni anno. Lì ho capito come la prevenzione sia la vera arma che ti può salvare: se avessi saltato un anno, tutto sarebbe stato più difficile e, probabilmente, sarei stata costretta a fare una mastectomia. Fortunatamente non è andata così. Individuato il cancro ho iniziato a curarmi. Ero 'in tempo', sì, ma è comunque sempre uno tsunami che arriva nella tua vita".
Il momento più brutto, per Chiara, è stata la conferma di dover fare la chemioterapia: "All'inizio sei impreparata e spaventata; la chemio ti fa entrare in un periodo di 'stand-by', almeno in principio, anche se poi trovi comunque la forza di riprendere a fare tutto". Così, tra timori e speranze, Chiara ha cominciato a 'frequentare' i reparti del Policlinico Gemelli di Roma, dove è stata seguita. Lì ha effettuato i cicli di chemioterapia e proprio in quelle sale, tra un ciclo e l'altro, sono nate delle amicizie inaspettate e profonde: con altre donne che stavano seguendo lo stesso percorso, condividendo i suoi stessi timori e speranze. "Ci incontravamo spesso e abbiamo iniziato a condividere questo lungo cammino, dalle cure alla caduta dei capelli. Pian piano - afferma Chiara - abbiamo sperimentato che parlare, comunicare tra noi ciò che sentivamo, ci aiutava a star meglio, in un certo senso rendeva tutto più 'leggero'. Allora mi sono chiesta 'perchè non provare a raccontarlo anche agli altri?'.
Raccontare, da autrice televisiva, è il mio lavoro, e questa volta avrei potuto raccontare qualcosa di veramente diverso. E importante. L'ho detto alle mie compagne, ho chiesto loro se erano d'accordo a fare un docufilm sulla nostra esperienza e ad essere riprese nei vari momento di questo percorso. Forse hanno accettato anche perchè la proposta non veniva da un estraneo ma da 'una di loro'". E in questo modo è nata l'avventura del docureality 'Kemioamiche', in onda su Tv2000: "Facevamo la chemio e facevamo le riprese. Abbiamo pianto, riso. Questa esperienza ci ha dato molto". "Perchè lo abbiamo fatto? Il primo obiettivo è far passare il messaggio sull'importanza della prevenzione - dice Chiara - ma ci sono anche altri temi importanti. Volevamo rivolgerci alle altre donne che stanno vivendo la nostra stessa malattia ma l'idea era anche di parlare alle persone che stanno accanto alla donna con un cancro al seno, per aiutarle a capire come poter vivere e partecipare alla malattia 'dell'altro'". Una risposta unica a questo non c'è: "Il messaggio è che alla fine ognuno trova il proprio modo di esprimere vicinanza, ma l'importante - dice Chiara - è esserci e condividere, sempre".
Ed anche il modo di affrontare il cancro al seno cambia, ed ognuna ha il suo, a partire da come dirlo ai propri bambini: "Una delle 'kemioamiche', Stefania, ha raccontato ai suoi bimbi che stava girando un film e che era dunque tutto un gioco, anche i capelli rasati a zero, come ne 'La vita è bella' di Roberto Benigni. Così ha reso tutta la storia 'allegra'. D'altronde, anche un soldato che va in battaglia si rasa a zero, e la nostra è una battaglia". Insomma, è il messaggio di Chiara, "ognuno deve trovare la propria strada, ma penso che la resilienza - che è poi l'accettare ed il rispondere positivamente agli eventi - sia il primo passo per affrontare la malattia e può 'aiutare a salvarsi'".
Un messaggio, questo, rilanciato anche da Riccardo Masetti, direttore della Chirurgia senologica alla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli: "Sono 50mila le donne che ricevono ogni anno una diagnosi di cancro al seno, e questo è un argomento che in vari casi fa ancora paura. Dal tumore al seno oggi, però, si guarisce, e se da un lato è un sfida che mette in ginocchio, dall'altro è anche un'opportunità per guardare dentro alle proprie vite, rimettere al centro le cose importanti e - afferma - ripartire da lì".