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Tumore al seno, 5.300 donne in fase metastatica nel 2019 ma migliorano le cure

Cognetti, 'tutte le pazienti siano curate nelle Breast Unit'

Redazione ANSA ROMA

Sono 5.300 nel 2019, in Italia, le nuove diagnosi di tumore del seno già in fase metastatica: rappresentano circa il 10% del totale. Grazie ad armi sempre più efficaci, alla disponibilità di farmaci innovativi e all'integrazione delle terapie, il carcinoma mammario metastatico oggi è una malattia trattabile, con una sopravvivenza mediana di 24-36 mesi. E, a 5 anni, il 25% di queste pazienti è vivo. Risultati impensabili solo 10 anni fa. Alle nuove strategie nella cura della malattia è dedicata la sesta edizione dell'International Meeting on New Drugs and New Insights in Breast Cancer, in corso all'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma con la partecipazione di più di 200 esperti da tutto il mondo.

"In Italia vivono circa 815mila donne dopo la diagnosi della malattia - afferma Francesco Cognetti, Direttore Oncologia Medica del Regina Elena e presidente del Congresso -. Oggi abbiamo molte armi a disposizione, dalla chemioterapia all'ormonoterapia alle terapie target fino all'immunoterapia. Tutte le pazienti devono però essere trattate nelle Breast Unit, cioè in Centri di Senologia, dove è più alta l'adesione alle linee guida, migliore l'esperienza degli specialisti ed è garantita l'adozione di un approccio multidisciplinare. A livello europeo, è stabilito che possano definirsi Breast Unit solo le strutture che trattano almeno 150 nuovi casi ogni anno. La multidisciplinarietà ne è l'elemento fondante". È dimostrato infatti che, affermano gli esperti, nelle strutture ad alto volume la sopravvivenza a 5 anni raggiunge l'83,9% (rispetto al 78,8% nei centri che trattano fra i 50 e i 99 casi ogni anno e al 74,9% con meno di 50).

La chemioterapia resta comunque un'arma fondamentale nella lotta contro la malattia, sottolinea inoltre Alessandra Fabi, Oncologia Medica Istituto Nazionale Tumori Regina Elena: "Se la malattia è in stadio iniziale - conclude - la strategia terapeutica può prevedere una combinazione di chirurgia, terapia farmacologica e radioterapia".

Vi sono, ricordano gli oncologi, diversi sottotipi della neoplasia, definiti in relazione alle alterazioni molecolari: "Questo ci consente di scegliere in maniera altamente selettiva il trattamento in relazione alle caratteristiche di ogni sottogruppo - afferma Maurizio Scaltriti, direttore associato del Center for Molecular-Based Therapies al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York -. In alcuni tipi di tumore della mammella (15-20% del totale) una proteina, HER2, è presente in quantità eccessiva, causando così una crescita rapida e incontrollata delle cellule malate. Dal punto di vista biologico, è una delle forme più aggressive e, in passato, non essendoci armi disponibili, queste pazienti presentavano la prognosi peggiore. Oggi invece, grazie a terapie mirate che bloccano il recettore HER2 e che sono utilizzate sia nelle forme iniziali non metastatiche che in quelle metastatiche, è cambiato radicalmente il decorso clinico".

"È importante stimolare interazioni tra gli scienziati provenienti da diversi Paesi e fornire loro i mezzi necessari per svolgere attività di ricerca - conclude William Gradishar, direttore del Dipartimento di Ematologia e Oncologia del Medicine Robert Lurie Comprehensive Cancer Center della Northwestern University di Chicago -. Oggi abbiamo a disposizione molte armi per combattere questo big killer: prevenzione, diagnosi precoce, chirurgia conservativa, chemioterapie combinate, terapie ormonali e farmaci biologici che permettono di assicurare la guarigione alla maggioranza delle donne colpite. I risultati presentati al convegno confermano come la strategia vincente sia quella di tarare la terapia sulle caratteristiche specifiche delle pazienti".
   

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