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Riassetto Regina Elena e S.Gallicano, scatta lo stato di agitazione

Chiesto l'intervento della Regione, pazienti del Lazio svantaggiati

Redazione ANSA ROMA

   No allo smantellamento degli istituti con il nuovo assetto aziendale, a spese dei malati di tumore della regione Lazio: medici e sanitari del Regina Elena e del San Gallicano di Roma protestano, riuniti in assemblea, per informare i colleghi sull'adozione del nuovo Atto Aziendale e Organizzazione dei due Istituti. I sindacati AAROI-EMAC, AANAO, CIMO, FASSID, CGIL MEDICI, CISL MEDICI, UIL MEDICI, FESMED, AUPI, ANPO hanno indetto lo stato di agitazione. Già nel 2015 c'era stato il ridimensionamento del Regina Elena a due soli Dipartimenti ed il San Gallicano ad un solo Dipartimento a causa della riduzione di reparti clinici e di ricerca: alcune strutture complesse diventavano semplici man mano che i primari andavano in pensione. Oggi i due IRCCS pubblici, già in carenza di organico da anni, fanno sapere i sindacati sono ulteriormente declassati con il nuovo Atto Aziendale proposto dal Direttore Generale IFO Francesco Ripa di Meana. "I medici e le organizzazioni sindacali auspicano quanto prima un intervento correttivo radicale da parte della Regione Lazio, anche in considerazione della grave situazione della Regione che si trova al primo posto fra tutte le Regioni italiane per mobilità passiva. Le centinaia di migliaia di malati di cancro del Lazio sono fortemente svantaggiati rispetto a quelli delle altre Regioni del Nord e del Centro Italia e sono costretti, se ne hanno la possibilità, ad emigrare per ricoveri e cure adeguate. A questi pazienti e alle loro famiglie, la Regione Lazio deve dare una pronta risposta" si legge in una nota delle due strutture. Gravi, secondo i lavoratori, anche le prospettive della ricerca sperimentale e traslazionale "che rimangono del tutto insufficienti rispetto agli altri IRCCS del nostro Paese".
    
   

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