Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Tumore all'ovaio, test per 'gene Jolie' a ostacoli per una paziente su 3

Esame per Brca è cruciale per terapia e prevenzione. Svolta con l'arrivo di nuovi farmaci

Redazione ANSA ROMA

Non sono disponibili al momento screening per la prevenzione e quando lo si scopre è, nell'80% dei casi, già in fase avanzata. Ma contro il tumore all'ovaio - che colpisce ogni anno in Italia oltre 5.000 donne, registrando alti tassi di mortalità - un'arma importante c'è: è il test per individuare la mutazione del gene Brca 1 e 2 che, in presenza della mutazione nella paziente, rende possibile l'utilizzo di farmaci mirati e molto più efficaci, ma permette anche di individuare le potenziali donne a rischio nella stessa famiglia essendo la mutazione ereditaria. Eppure, oggi in Italia l'accesso al test è ancora un percorso ad ostacoli per una paziente su tre.

Del test per il gene Brca si è molto parlato a seguito delle vicende dell'attrice Angelina Jolie che, dopo aver scoperto di essere portatrice della mutazione, ha scelto di sottoporsi a chirurgia preventiva. Oggi, spiega il direttore dell'Oncologia medica Uro-ginecologica all'Istituto nazionale tumori Pascale di Napoli, Sandro Pignata, "tutte le pazienti con tumore all'ovaio, come affermano anche le linee guida dell'Associazione italiana di oncologia medica Aiom, devono essere sottoposte al test: così possono avere accesso a farmaci mirati, che sono più attivi proprio nelle pazienti mutate. Ma il test - sottolinea - è anche l'unico strumento che permette di salvare dalla malattia le donne ancora sane ma che hanno una storia di tumore all'ovaio in famiglia e quindi possono aver ereditato la mutazione, che aumenta di molto il rischio di ammalarsi di questa forma di cancro".

Su 5mila casi l'anno, almeno mille, afferma, "potrebbero così essere prevenuti se le donne portatrici della mutazione fossero identificate precocemente". Non si tratta ovviamente di un test preventivo "per tutte le donne" e l'indicazione resta per le donne già malate o per quelle che hanno una storia familiare per questa neoplasia. In questi casi il test è rimborsato dal Servizio sanitario. Nonostante ciò, in molti casi accedervi è un percorso ad ostacoli: diversi sono infatti i regimi di rimborso nelle varie regioni e non sempre sono disponibili laboratori di riferimento. Da qui l'appello degli oncologi, in occasione del Corso di Formazione 'Il caso Gene Jolie: come comunicare con chiarezza e rigore le opportunità dei test genetici nella lotta contro il tumore', ad una maggiore informazione ed impegno delle istituzioni. Secondo una ricerca a livello mondiale, il 70% delle donne non conosce il tumore ovarico e solo il 54,7% delle pazienti è stata sottoposta al test Brca. Nonostante la percentuale di accesso al test in Italia "superi la media mondiale, raggiungendo il 65,2%, non è accettabile che per una donna su 3 il percorso rimanga ancora difficoltoso", commenta Nicoletta Cerana, Presidente ACTO Onlus-Alleanza contro il cancro ovarico.

Ma contro questo tumore una svolta è data anche dai nuovi farmaci in arrivo: "Un recentissimo studio di fase III - spiega Pignata - ha dimostrato che la molecola olaparib in prima linea ha ridotto il rischio di progressione o morte del 70% nelle pazienti con carcinoma ovarico di nuova diagnosi e avanzato con mutazione Brca. Inoltre, a 3 anni il 60% delle pazienti è libero dalla malattia, contro il 20% di quelle non trattate col farmaco". La molecola si è già dimostrata efficace nei casi di recidiva. Il farmaco in prima linea non è ancora disponibile in Italia ma si attende a breve l'approvazione da parte dell'autorità Food and Drug Administration statunitense. 

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA