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Alberta Basaglia, "mio padre non un sognatore, ma realista"

Alberta Basaglia, "mio padre non un sognatore, ma realista"

I ricordi della figlia che divenne psicologa

TRIESTE, 12 maggio 2018, 19:20

Redazione ANSA

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Alberta Basaglia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Alberta Basaglia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Alberta Basaglia - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Non mi lego molto agli anniversari, però se se ne parla è importante". Alberta Basaglia, la figlia del grande psichiatra Franco, ricorda di aver "vissuto tutta la storia", adopera un termine di particolare intensità: "Vi ho partecipato". E il ricordo del padre è quello "non di un sognatore, ma di un uomo realista. Un uomo che ha cambiato la storia".
    Dapprima Gorizia, ma era troppo piccola all'epoca e i ricordi si fermano a una città a misura di bambino: "la amavo tantissimo perché si viveva bene, era un'esperienza diversa da quella degli altri bambini". Poi la Trieste della rivoluzione basagliana, vissuta "più per scelta che per obbligo". Come dimenticare quando, diciottenne, sedette sotto il grande Marco Cavallo, l'equino di legno di colore azzurro e con le ruote, che segnò l'apertura del manicomio e dalla collina di Trieste scese in città un corteo variegato e strambo come non si era visto nemmeno durante la guerra.
    "Si chiama così perché nell'ospedale c'era davvero un cavallo e i matti lo chiamavano Marco", dunque quello di legno teneva ingoiati "nella pancia tutti i desideri dei matti". Una presenza ingombrante quella di un padre come Franco? "Non so, certo, ho studiato Psicologia e alla seduta di laurea volli che non venisse. Ti immagini cosa significava mentre discutevo sapere che a pochi metri c'era Franco Basaglia che attendeva sua figlia?".
   

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