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Giornata nazionale del Cieco, ecco i falsi miti della disabilità

Dall'amore allo sport. Trecentomila i ciechi in Italia

Redazione ANSA ROMA

 Sono oltre 300 mila i ciechi e circa 1 milione e mezzo gli ipovedenti che in Italia vivono incontrando ancora molte difficoltà. La ricorrenza, oggi, della Giornata Nazionale del Cieco rappresenta per l'Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti) un'occasione per fare chiarezza su alcuni luoghi comuni.
    -Il linguaggio: Dire non vedente invece di cieco non cambia la realtà di chi vive una situazione di minorazione sensoriale. Più che ricorrere ai giri di parole è fondamentale garantire a tutti uguali diritti e pari opportunità.
    - A scuola: Uno studente con disabilità visiva, nelle condizioni giuste, può seguire un normale iter scolastico senza per questo essere un fenomeno.
    - Tecnologia: Un cieco può facilmente leggere e inviare un sms, navigare sul web, grazie a software accessibili. Se il criterio per individuare un falso cieco è l'uso dello smartphone, secondo l'Uici non ci siamo.
    - Mobilità: Autonomia vuol dire poter uscire di casa da soli, con il bastone o il cane guida. E' necessario un buon senso dell'orientamento e per questo si possono frequentare corsi.
    - Lavoro: Sono oltre il 75% le persone con disabilità visiva disoccupate o in cerca di occupazione, percentuale che aumenta nei giovani. I ciechi possono essere non solo centralinisti o massofisioterapisti.
    - Sport: Oltre agli sport dedicati (torball, calcio a 5), i ciechi praticano anche atletica leggera, judo, nuoto, sci di fondo, tiro con l'arco.
    - Affettività: 'Perché avrà sposato proprio un non vedente? Si amano. Quest'affermazione non è ancora fra le risposte secondo l'Uici. - Casa: Un non vedente può anche occuparsi della casa. Non è un falso cieco chi stende i panni.
   

“Per chi non ha contatti con persone cieche o ipovedenti risulta ancora difficile pensare a loro come soggetti che lavorano, vanno al cinema e a teatro, hanno famiglia, accudiscono casa, sottolinea Mario Barbuto, Presidente UICI. “In questa ricorrenza diventa importante sottolineare che i diritti dei ciechi sono uguali a quelli di tutti, cambiano solo le modalità con cui vengono esercitate, come per esempio nello studio, che necessita della presenza di determinati ausili affinché questo diritto sia praticabile. Lo stile di vita delle persone cieche e ipovedenti è cambiato significativamente negli ultimi anni soprattutto grazie allo sviluppo della tecnologia, ma questo non è sufficiente a garantire la loro inclusione sociale; per questo è necessaria una trasformazione culturale, che renda la nostra società davvero accessibile a tutti”, conclude Barbuto. 

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