L'Italia ha la possibilità di eliminare il virus dell'epatite C entro il 2030 ma non ci riuscirà se non farà emergere i 300mila pazienti infetti che non sanno di esserlo. Lo afferma Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive (Simit), secondo cui sarebbe fondamentale e costo efficace fare uno screening di tutta la popolazione per il virus.
"Noi siamo ben messi, siamo uno di quei paesi che secondo l'Oms ha la possibilità di raggiungere gli obiettivi finalizzati all'eliminazione nel 2030. Questo obiettivo ambizioso può essere raggiunto però solo con nuove strategie. Fino a oggi abbiamo trattato pazienti noti, è stato facile arruolare ai trattamenti 40mila pazienti ogni anno, oggi continuare a mantenere questo ritmo diventa più complicato. La strategia principale è l'emersione del sommerso, che vuol dire trovare i pazienti infetti che non sanno di esserlo. Questo lo possiamo dire perché anche uno studio presentato a novembre dall'Iss all'Aasld di Boston, il congresso americano della società di studi sul fegato, ha dimostrato che in Italia ci dovrebbero essere circa 390 mila persone da trattare, e di queste circa 300mila non sanno di avere l'infezione". Il modo migliore per trovare queste persone, sottolinea l'esperto, sarebbe uno screening ad ampio raggio, sul modello di quelli per i tumori. "Tra queste persone ci sono categorie a rischio conosciute - sottolinea -, tossicodipendenti, persone con più di 60 anni di età, categorie per le quali il virus ha molto circolato. Più complicato è trovarne altri, ad esempio sempre in questo studio si sottolinea come molti che hanno eseguito tatuaggi e piercing sono a rischio.
Gli studi di costo efficacia relativi al test di screening per l'emersione del sommerso dicono che l'intervento più efficace è lo screening universale, limitarsi a individuare le categorie a maggior rischio non raccoglierebbe tutte le persone. Il test di screening sicuramente è efficace, è in qualche modo ripagato dal fatto che oggi sappiamo che curare una persona infetta è un grande risparmio, per il Servizio sanitario Nazionale, perché un infetto che non si ammala ripaga abbondantemente una strategia di questo tipo. Bisognerebbe poi rendere il test gratuito, come si fa per l'Hiv, per incentivare le persone a controllarsi".
In collaborazione con:
Gilead