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Epatite: Andreoni, eradicazione possibile grazie a farmaci

Bene arrivo pangenotipico, stessa efficacia degli altri

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ROMA - La possibilità di eradicare l'epatite C, uno degli obiettivi ondicati dall'Oms nella giornata mondiale dedicata alla malattia, non è più solo un'utopia, e il merito è soprattutto dei nuovi farmaci che permettono di eliminare il virus. Lo afferma Massimo Andreoni, past presidente della Società Italiana di Malattie Infettive (Simit).

"Devo dire che è una possibilità molto interessante da dimostrare - spiega - l'eradicazione delle malattie infettive è sempre stata fatta attraverso la vaccinazione, attraverso dei sistemi che aumentassero difese organismo, pensare di riuscire a eradicare attraverso l'uso dei farmaci è una nuova frontiera. Se ne parla perché sono talmente efficaci e così ben tollerati che non destano problemi, vengono presi per un periodo sufficientemente breve, quindi il pensiero che possano eradicare la malattia è percorribile, non è più un'eresia. Ovviamente detto tutto questo difficoltà è raggiungere una popolazione molto distribuita in tutto il mondo, e quindi di portare una terapia efficace ovunque, però tecnicamente è giusto parlare di eradicazione".

I nuovi farmaci stanno mantenendo nel mondo reale le promesse fatte nei test. "Direi che stanno andando oltre le aspettative - sottolinea Andreoni -, normalmente siamo abituati a trial clinici, con pazienti che vengono scelti accuratamente da parte del clinico, che danno maggiori garanzie, invece nella real life il risultato è addirittura superiore a quello dei trial clinici, secondo i risultati ottenuti sono ancora più efficaci".
L''ultimo arrivato' tra i nuovi farmaci, quello pangenotipico, è un'arma fondamentale in questo senso secondo Andreoni. "L'utilizzo del farmaco pangenotipico rende tutto ancora più semplice, è una terapia che va bene al di là delle caratteristiche del virus nei singoli pazienti. Nei primi pazienti in cui si sta usando abbiamo risultati di altissima efficacia, è altrettanto efficace rispetto agli altri".

La scelta italiana di curare tutti i pazienti infetti è vincente, sottolinea l'esperto. "Devo dire che sono molto contento che sia stata allargata la strategia, pur comprendendo le cause che hanno portato all'inizio a privilegiare i pazienti più gravi. La scelta di trattare solo i pazienti con danno epatico importante non teneva presente che il virus colpisce tutti gli organi e gli apparati creando danni gravi, inoltre in termini epidemiologici se vogliamo ridurre la circolazione di questo virus o eradicare l'infezione dobbiamo pensare a trattare tutti i pazienti. Questo è valido soprattutto nelle categorie dove il virus circola, i cosiddetti pazienti fragili come tossicodipendenti o detenuti, in cui per differenti condizioni il virus circola fortemente".

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