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Bpco mozza il fiato a 65 mln persone nel mondo, in crescita

Nuovo farmaco unico in approvazione, sul mercato in 12-18 mesi

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MILANO - La Broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) è una grave malattia respiratoria che colpisce 65 milioni di persone nel mondo. E il dato è in crescita: l'Oms stima che nel 2030 sarà la terza principale causa di morte dopo ictus e infarti.

Per curarla esistono diversi farmaci, ma ciascuno di questi agisce solo su un particolare fattore della malattia, e non può trattarla in modo completo. Da poco però è stato realizzato un nuovo farmaco che, in un unico erogatore, combina l'efficacia di 3 molecole diverse: e questo consente al paziente di gestire al meglio la patologia, riducendone gli effetti e migliorando la qualità di vita.

Il nuovo farmaco è stato realizzato da Chiesi Farmaceutici: l'azienda ha appena chiesto all'Agenzia europea del Farmaco l'autorizzazione per l'immissione in commercio, e si stima che possa raggiungere i pazienti europei entro i prossimi 12-18 mesi. "Siamo orgogliosi di avere raggiunto questo importante traguardo - commenta Paolo Chiesi, vice presidente e direttore ricerca e sviluppo dell'azienda - una volta approvata, questa opzione terapeutica sarà un autentico progresso per la gestione dei pazienti affetti da Bpco perchè ridurrà l'impatto della patologia sia sulla salute sia sulla qualità della vita delle persone. Allo stesso tempo l'impatto clinico della terapia potrà contribuire a ridurre i costi diretti e indiretti associati all'ospedalizzazione dei pazienti".

La Bpco è una malattia in cui c'è una contrazione eccessiva dei muscoli dei bronchi insieme a un'infiammazione cronica; questo rende sempre più difficile respirare al paziente, che sviluppa anche tosse persistente, eccesso di produzione di muco e sensazione di oppressione al petto. I farmaci usati abitualmente per trattare la Bpco sono tre: il Laba, che permette di rilasciare i bronchi; il Lama, che riduce la contrazione dei muscoli bronchiali e la secrezione di muco; e l'Ics, che spegne l'infiammazione cronica. Il problema è che, da solo, ciascun farmaco non è sufficiente a curare tutti gli aspetti della malattia; combinare Laba con Ics non risolve fino in fondo i problemi respiratori, mentre combinare Laba e Lama non impedisce le ricadute. La soluzione migliore sarebbe combinare tutti e tre i farmaci: ma ciascuno di questi ha un suo inalatore, e questo rende più complicato per il paziente seguire correttamente la terapia, anche perché chi soffre di Bpco è sempre più anziano.

Secondo gli esperti, solo il 40-60% di chi soffre di Bpco segue la terapia che gli viene prescritta (molti la abbandonano perché complicata), e solo 1 paziente su 10 riesce a seguire tutti gli step correttamente. Da qui l'idea di Chiesi di realizzare una formulazione che unisca le tre molecole in un unico erogatore. Al suo interno, spiega l'azienda, i farmaci sono 'frammentati' in particelle ultra-fini, in modo che possano raggiungere i polmoni ancora più in profondità e permetterne quindi una maggiore efficacia.

Due studi clinici (chiamati Trinity e Trilogy) hanno testato questa nuova formulazione su 8mila pazienti per 12 mesi. Negli studi si è visto che l'inalatore unico "è in grado di ridurre le ricadute di oltre il 20%, di diminuire i sintomi della difficoltà respiratoria e di migliorare la funzionalità dei polmoni, mantenendo un buon profilo di sicurezza". Ma soprattutto, concludono gli esperti di Chiesi, "migliora in modo netto la qualità di vita dei pazienti, che aderiscono con più efficacia alla terapia e quindi ne controllano meglio i sintomi": il che si traduce in un minor ricorso a cure ospedaliere e nella riduzione dei decessi dovuti alla Bpco.

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