Si apre una nuova strada per la
lotta al lipedema, una malattia genetica che spesso viene
confusa con l'obesità. Uno studio realizzato da un gruppo di
medici italiani e da un'esperta statunitense ha infatti scoperto
una mutazione del gene Akr1c1, isolato per la prima volta in una
famiglia affetta da lipedema primario non sindromico. La
scoperta è stata rilanciata dall'International journal of
molecular science.
Il lipedema è una patologia genetica (riconosciuta dall'Oms
nel 2018), che colpisce il tessuto adiposo sottocutaneo, ma
anche il tessuto connettivo, la fascia muscolare e il sistema
linfatico e vascolare. Spesso viene confusa con l'obesità
indotta dallo stile di vita, con il linfedema e con la
cellulite. Si tratta di una patologia cronica, sottostimata,
multifattoriale e fortemente disabilitante fisicamente e
psicologicamente. Il grasso nel lipedema può essere estremamente
doloroso e difficile da perdere attraverso la dieta e
l'esercizio fisico. Il grasso fibrotico non si riduce in maniera
significativa nemmeno dopo la chirurgia bariatrica.
"È un momento 'magico', atteso da anni dalla comunità
scientifica internazionale e, soprattutto, dalle tante pazienti
che da oggi affronteranno il loro percorso
diagnostico-terapeutico con più fiducia in sé stesse e nel loro
futuro", spiega Sandro Michelini, membro del Comitato
scientifico della Lio (Lipedema Italia Onlus), presidente
dell'Associazione scientifica Italf (Italian Lymphedema
Framework).
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