È il danno a due barriere
dell'intestino, causato da una dieta ricca di grassi, a
provocare lo sviluppo della steatoepatite non alcolica (Nash),
malattia cronica del fegato che può portare alla cirrosi e
insufficienza epatica. Lo hanno dimostrato i ricercatori guidati
dalla clinica Humanitas di Milano, il cui studio è pubblicato
sul Journal of Hepatology.
Il nostro intestino è protetto da due barriere, una
epiteliale esterna ed una vascolare, che impediscono ai batteri
di passare nel sangue. Ma, come hanno dimostrato gli studiosi,
un'alimentazione ricca di grassi altera la composizione del
microbiota intestinale (cioè l'insieme dei batteri e
microrganismi presenti) che, a sua volta, modifica la barriera
vascolare con impatto sul fegato e sullo sviluppo della steatosi
epatica non alcolica.
"Mettendo per la prima volta in correlazione l'intestino con
il fegato, abbiamo dimostrato che un'alimentazione ricca di
grassi induce un'alterazione del microbiota capace di
danneggiare la barriera vascolare", spiega la coordinatrice
dello studio, Maria Rescigno. Una volta aperta la barriera,
alcuni batteri possono spostarsi dall'intestino al fegato,
creando un'infiammazione che a lungo andare può provocare lo
sviluppo della steatosi epatica non alcolica e, in seguito,
della sindrome metabolica.
A soffrire delle malattie del fegato grasso sono almeno il
25% degli italiani, una percentuale che può arrivare al 50%
nelle persone obese. Dalle analisi condotte nelle studio, si è
capito che quando la barriera è chiusa si riesce a bloccare lo
sviluppo della malattia. Il più delle volte lo sviluppo della
malattia si ha in pazienti con la sindrome metabolica (che poi
dà origine a diabete di tipo 2 e obesità) e può essere legato ad
una dieta con molti zuccheri e grassi. "Abbiamo osservato che
inibendo l'apertura della barriera vascolare, o con un metodo
genetico o usando l'acido obeticolico (OCA) - conclude Rescigno
- possiamo chiudere la barriera e impedire ai batteri di entrare
in circolo e quindi di sviluppare la malattia".
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