Le evidenze scientifiche sull'uso
della cannabis medica sono 'deboli', o al massimo 'moderate' in
alcuni settori. Lo scrive il primo rapporto sul tema pubblicato
dall'European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction,
l'agenzia europea che si occupa di droghe, che passa anche in
rassegna le differenti legislazioni degli stati membri sul tema.
La prima parte del documento è dedicata alle evidenze
scientifiche disponibili sulla cannabis medica. Nel campo della
nausea provocata dalla chemioterapia, ad esempio, le prove che
la cannabis sia utile sono considerate 'deboli', e lo stesso
giudizio viene dato per la stimolazione dell'appetito nelle
persone con Aids. Addirittura insufficienti sono secondo gli
esperti le evidenze di benefici nel campo delle cure palliative
per i tumori e per diversi altri utilizzi, dalla depressione
all'infiammazione dell'intestino. Gli unici campi di
applicazioni in cui invece la forza delle prove scientifiche è
considerata 'moderata' sono negli spasmi muscolari delle persone
con sclerosi multipla, nel dolore cronico non associato a tumori
e nell'epilessia infantile non trattabile. "Questo mette
l'accento sul bisogno di più ricerca e studi clinici -
concludono gli esperti - compresi test più ampi e meglio
progettati, ricerche sui dosaggi ed eventuali interazioni e
studi sugli effetti a lungo termine".
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