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Trapianti, il Comitato di Bioetica apre al superamento dell'anonimato

Trapianti, il Comitato di Bioetica apre al superamento dell'anonimato

Parere richiesto da CNT in seguito alla battaglia di papà Marco

ROMA, 04 ottobre 2018, 14:10

Redazione ANSA

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Comitato Bioetica, superare l 'anonimato nei trapianti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Comitato Bioetica, superare l 'anonimato nei trapianti - RIPRODUZIONE RISERVATA
Comitato Bioetica, superare l 'anonimato nei trapianti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) apre alla possibilità, "trascorso il giusto lasso di tempo" e nelle "consapevole disponibilità delle parti interessate", di superare l'anonimato dei donatori di organi, che vieta alle famiglie dei donatori di conoscere il ricevente. Questo il contenuto del parere emesso in risposta a un quesito avanzato dal Centro Nazionale Trapianti (CNT). Nel nostro Paese la Legge 91 del 1999 prevede l'obbligo per il personale sanitario amministrativo di non rivelare le generalità del donatore al ricevente per impedire, di fatto, il contatto tra le due parti.

Chiamata ad esprimersi in seguito alla battaglia portata avanti da Marco Galbiati, il papà alla ricerca di chi ha ricevuto gli organi del figlio 15enne, il Comitato di Bioetica distingue, in merito, due momenti: "il momento 'antecedente' al trapianto da quello 'successivo' all'avvenuto trapianto" e "ritiene che il principio dell'anonimato è indispensabile nella fase iniziale della donazione degli organi per conservare i requisiti di equità, garantiti da considerazioni rigorosamente oggettive, basate su criteri clinici e priorità nella lista e per evitare possibili compravendite". Ritiene, tuttavia, anche "che in una fase successiva, trascorso un ragionevole lasso di tempo, non sia contraria ai principi etici che l'anonimato possa essere rimesso nella libera e consapevole disponibilità delle parti interessate, per avere contatti ed incontri". In una possibile futura nuova disciplina di legge in materia, "l'eventuale rapporto fra donatori e riceventi dovrà comunque essere gestito da una struttura terza nell'ambito del sistema sanitario", nel rispetto dei principi cardine dei trapianti (privacy, gratuità, giustizia,solidarietà, beneficienza).

Inoltre dovrà essere chiaro che "la conoscenza della identità dei donatori non è una pretesa, ma una possibilità eticamente giustificata a determinate condizioni".

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