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Scoliosi problema per 2 adulti su 3, una soluzione dalla chirurgia mini-invasiva

Utile per il 90%, riduce dolore e garantisce recupero autonomia

Redazione ANSA

La scoliosi è un problema anche per gli adulti: ne sono infatti colpiti ben 2 su 3, con effetti degenerativi. Oggi, però, una nuova arma è rappresentata dalla chirurgia percutanea, con miniincisioni cutanee, utile per il 90% dei casi. Meno invasiva, riduce il dolore e garantisce recupero ed autonomia. A chiarire i risultati della nuova tecnica è Pier Vittorio Nardi, presidente del Cismer, Associazione di Chirurgia Italiana Spinale Mini-invasiva e Robotica e responsabile della Chirurgia Vertebrale dell'ospedale Cristo Re di Roma.


    La scoliosi dell'adulto è una patologia degenerativa che si manifesta dopo i 50 anni e colpisce soprattutto il sesso femminile. Una condizione fortemente invalidante che comporta perdita di autonomia: a seconda della fascia di età, la prevalenza della scoliosi può arrivare fino al 68%. Ma se con il passare degli anni la schiena ne risente, la nuova tecnica percutanea e mininvasiva assicura importanti benefici: "E' una tecnica che consente di ridurre il dolore e sintomi neurologici associati restituendo la capacità di compiere in piena autonomia qualsiasi attività quotidiana", spiega Nardi. La scoliosi è un'alterazione della colonna vertebrale che diventa deforme con un raggio di curvatura maggiore di 10 gradi, ed è fonte di dolore cronico del rachide spesso irradiato agli arti inferiori e talvolta associato a sintomi neurologici come limitazione della deambulazione. E' una patologia degenerativa, che inizia a manifestarsi dopo i 50 anni e peggiora nel tempo: i dischi intervertebrali si rovinano, si altera il carico sulla colonna e si danneggiano le faccette articolari. La colonna nel tentativo di compensare si deforma e si forma la curva scoliotica. Le cause si rintracciano nella predisposizione anatomica di ogni singolo individuo, ma ad incidere possono essere anche la postura e il lavoro svolto soprattutto quando è particolarmente usurante. Per trattare la patologia esistono diversi tipi di intervento, ma non tutti promettono gli estesi risultati: "Non sempre fisioterapia e terapia farmacologica - afferma l'esperto - riescono ad alleviare dolore e sintomi neurologici ed a restituire una buona qualità di vita al paziente, per cui spesso si deve ricorrere al trattamento chirurgico. L'intervento classico prevede un'ampia incisione, lo scollamento dei tendini e dei muscoli dalla colonna, la decompressione del canale vertebrale e la correzione della deformità seguita alla fissazione della colonna con barre e viti peduncolari. Purtroppo si associa a un alto tasso di complicanze. Inoltre nel lungo periodo le viti possono cedere o spostarsi e bisogna rioperare".


    Il nuovo trattamento permette invece di ridurre al minimo lo stress operatorio e garantire al paziente un rapido recupero dell'autonomia: "Oggi grazie alla chirurgia mininvasiva e all'utilizzo di materiali tecnologicamente avanzati che garantiscono un'efficace tenuta sull'osso - rileva Nardi - siamo in grado di minimizzare le complicanze dell'intervento. Una volta terminato l'intervento, i pazienti recuperano l'autonomia necessaria per esercitare in totale libertà le funzioni della vita quotidiana". E anche il recupero è molto rapido. La tecnica prevede l'inserimento di barre e viti per via percutanea e protesi tra i corpi vertebrali, attraverso piccole incisioni cutanee che permettono di correggere la deformità senza necessità di scollare tendini e muscoli minimizzando quindi le perdite ematiche ed i tempi chirurgici. Così il recupero post-operatorio è più rapido e la degenza ospedaliera breve. Il giorno successivo all'intervento, conclude lo specialista, "il paziente può già alzarsi e camminare".
   

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