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Scambio provette per omonimia, morto per terapia sbagliata

Scambio provette per omonimia, morto per terapia sbagliata

A processo 4 medici Usl Belluno

12 novembre 2017, 17:14

Redazione ANSA

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SCAMBIO PROVETTE PER OMONIMIA, MORTO PER TERAPIA SBAGLIATA - RIPRODUZIONE RISERVATA

SCAMBIO PROVETTE PER OMONIMIA, MORTO PER TERAPIA SBAGLIATA - RIPRODUZIONE RISERVATA
SCAMBIO PROVETTE PER OMONIMIA, MORTO PER TERAPIA SBAGLIATA - RIPRODUZIONE RISERVATA

BELLUNO - iene ricoverato in ospedale per una lombosciatalgia ma muore dopo 24 giorni di degenza a causa, secondo i familiari, di una dose troppo bassa di anticoagulante data per un errore di omonimia che ha comportato uno scambio di provette di sangue. Per il decesso di Alberto Giacobbi, 76 anni, storico bellunese e già presidente dell'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, sono comparsi in aula, per la prima udienza del processo, quattro medici dell'ospedale di Pieve di Cadore. Anche in questo caso, come in quello della piccola Sofia, la bimba di 4 anni morta di malaria, dietro l'accaduto potrebbe esserci un banale quanto inspiegabile errore umano. A puntare il dito contro i sanitari bellunesi è stata la figlia dell'uomo, Beatrice: "mio padre è morto nel reparto di medicina il 9 maggio 2014 per una emorragia cerebrale, indotta dalle terapie anticoagulanti effettuate con un erroneo dosaggio". Un farmaco non adatto per un paziente nelle condizioni di Giacobbi, idoneo invece per il suo omonimo ricoverato nella stessa struttura ma con una storia clinica completamente diversa. "Venne parcheggiato nel reparto di Medicina e sedato - ha raccontato la donna - ebbi il presagio che sarebbe andata a finire male".

La battaglia processuale non si gioca tanto sull'errore, ammesso dalla struttura sanitaria, quanto se questo sia stato o meno determinante nella morte. Il primo a confermare lo sbaglio umano è stato, in aula, il dirigente medico dell'Usl 1 di Belluno, Raffaele Zanella. "Un medico - ha riferito - mi ha informato della morte e mi ha detto che c'era stato uno scambio di prelievi: per questo ho ritenuto di procedere alla segnalazione all'autorità giudiziaria, chiamando i carabinieri". Dietro alle versioni contrastanti sulle cause del decesso, per la figlia vi sarebbe in ogni caso una 'gestione' superficiale e poco rispettosa del malato: "E' stato due giorni in astanteria e alla fine è stato sistemato nel reparto di medicina, dove gli davano una gran quantità di farmaci sedativi - ha accusato davanti ai giudici - :non era più in se'. Non mangiava più ed era praticamente 'parcheggiato' sotto terapia sedativa".

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